Il Tar del Lazio ha accolto il 29 aprile scorso il ricorso presentato da Acqua Minerale San Benedetto, annullando il provvedimento sanzionatorio che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva adottato nei suoi confronti per presunte pratiche commerciali scorrette.
L’ipotesi, in particolare, riguardava la diffusione da parte di San Benedetto di messaggi pubblicitari che evidenziavano lo sforzo compiuto dall’azienda di Scorzè (Ve) per ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera connesse alla produzione delle bottiglie in pet.
La decisione del Tar del Lazio (n. 3674/2011) annulla il provvedimento adottato dall’Antitrust nei confronti di San Benedetto a esito di un’istruttoria condotta nel 2009.
Rispetto ai presunti profili di ‘scorrettezza’ originariamente ipotizzati dall’Antitrust, i legali della società – spiega un comunicato stampa del gruppo veneto – avevano già dimostrato durante l’istruttoria che il primo di essi, relativo al presunto utilizzo fuorviante della dicitura “Energy Saving Company”, era in realtà insussistente, non potendo tale espressione ingenerare confusione in ordine alla reale natura dell’attività svolta dall’azienda.
Quanto al secondo profilo, che è stato specificamente oggetto della causa davanti al giudice amministrativo, esso verteva sull’asserita inesistenza di riscontri oggettivi e di studi di soggetti terzi in grado di giustificare la veridicità di quanto affermato nei claim pubblicitari relativamente al ridotto impatto ambientale della linea di bottiglie “eco-friendly”.
Il Tar ha ritenuto fondate le motivazioni del ricorso, affermando che l’Antitrust non aveva tenuto nella dovuta considerazione la documentazione tecnica fornita dall’azienda durante l’istruttoria.
Tale documentazione era invece idonea a dimostrare che le ricerche condotte in azienda e gli sforzi compiuti negli ultimi 25 anni hanno consentito a San Benedetto di migliorare l’intero processo produttivo e di ridurre la plastica impiegata per ogni singola bottiglia, riducendo le emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
Una realtà, questa, successivamente confermata anche da uno studio condotto secondo le norme ISO 14025, 14040 e 14044 da Csqa, ente di certificazione indipendente, che aveva confrontato la situazione del 1983 e del 2008 attraverso il modello Lca-Life cycle assessment), calcolando la riduzione di CO2 equivalenti. “Uno studio – fanno sapere i tecnici della San Benedetto – che consente di affermare che il miglioramento nella produzione annua dei tre formati principali corrisponde a una riduzione di 44.400 tonnellate di CO2 equivalenti.
“Nel mercato attuale, sono sempre più diffusi i messaggi promozionali che mettono in risalto l’impegno di un’azienda per la riduzione dell’impatto ambientale dei propri processi e prodotti – commenta Zoppas -: quindi è del tutto normale che le authorities, anche sulla scorta degli orientamenti comunitari in materia, vaglino con particolare attenzione la legittimità di queste campagne pubblicitarie, che per qualcuno possono essere assimilate a un semplice ‘greenwashing’. Nel nostro caso, invece, il rispetto dell’ambiente a vantaggio del pianeta e della società attuale e del futuro, vuol essere una vocazione autentica, che viene prima di qualsiasi messaggio promozionale”.
San Benedetto, ricorso accolto dal Tar del Lazio
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