Buone notizie dall’estero. La Canadian Food Inspection Agency (CFIA) ha eliminato il limite minimo di stagionatura dei prodotti di salumeria esportabili nel Paese. Cosa significa? Che l’offerta dei prodotti esportabili nel continente Nord americano e in particolare in un mercato strategico quale quello canadese dove i salumi italiani sono già conosciuti e apprezzati si è finalmente completata. Grazie all’apertura prima ai prodotti stagionati per più di 90 giorni e poi a quelli stagionati almeno 30 giorni, negli ultimi cinque anni (2008-2013) il settore ha registrato un +60,8% in quantità per 791 tonnellate e un +63,6% in valore per 8,4 milioni di euro. Un dato, questo, che si è ulteriormente rafforzato nel 2014. I primi 10 mesi del 2014, infatti, hanno evidenziato un ulteriore +17,2 a volume e un +16,1% a valore.
Un risultato che è stato perseguito con tenacia dall’Assica e che – come si legge in una nota dell’associazione di categoria – è stato reso possibile grazie anche “all’impegno profuso in questi mesi dal ministero della Salute e dalla Commissione europea nel richiedere con forza alla CFIA il pieno riconoscimento dell’equivalenza tra le normative applicabili alle carni e l’abrogazione di ogni ulteriore ‘extra measure'”.
Segno che il lavoro di squadra paga e che fare sistema è l’unica via per ottenere risultati concreti. Le nuove condizioni per l’esportazione di carni suine e di prodotti a base di carne suina proposte da parte della CFIA non prevedono oggi requisiti minimi di stagionatura dalle Regioni italiane indenni dalla malattia vescicolare del suino (MUS) ai sensi della Decisione della Commissione Europea 2005/779. Di conseguenza, l’Italia ha raggiunto l’obiettivo di liberalizzare le spedizioni dei nostri prodotti di salumeria, superando gli ostacoli discendenti dalla permanenza della malattia vescicolare in alcune parti del nostro territorio.