Luigi Bordoni, il primo pensiero di Michele Ferrero

“Non chiedeva come vanno le vendite, ma come stanno i venditori”. Il presidente di Centromarca ricorda le parole del grande imprenditore di Alba. E l’amore per la sua gente
Luigi Bordoni, il primo pensiero di Michele Ferrero

Lo dice schermendosi un po’, con quella punta di imbarazzo che si prova ad usare una parola emotivamente troppo carica. Poi si lascia andare, vincendo il timore di sembrare retorico: “Amore. È l’unica parola che trovo per descrivere il tributo di Alba a Michele Ferrero – spiega Luigi Bordoni, presidente di Centromarca, di ritorno dalla cerimonia funebre per l’addio al patron del primo gruppo alimentare italiano -. Pensavo di sapere tutto su di lui. L’avevo conosciuto negli anni ’80 e nel tempo ho seguito con attenzione la crescita e il successo di un’impresa che è sempre stata un modello non solo per l’eccellenza dei suoi prodotti e l’efficacia del suo marketing, ma anche per l’attenzione verso i suoi dipendenti. Sapevo tutto eppure, fino ad oggi, non potevo immaginare che il sentimento di collaboratori e concittadini verso Michele Ferrero andasse ben oltre la riconoscenza e l’affetto”.

In una città interamente tappezzata da foto e frasi di gratitudine per l’imprenditore che ha trasformato una zona economicamente depressa nella punta di diamante dell’alimentare made in Italy, il commiato da chi ha creato tanto benessere è lungo e sofferto. “Volti rigati di lacrime e un lunghissimo, interminabile applauso – racconta Bordoni -. Ovunque mi girassi sentivo il dolore di chi fatica a staccarsi da qualcosa di davvero importante. In chiesa, poi, la presenza di decine di sindaci con la fascia tricolore la diceva lunga su quanto quest’uomo abbia fatto per il territorio in cui operava ed era cresciuta la sua impresa”.

Un imprenditore socialmente responsabile, ante litteram. Come ha ribadito il figlio Giovanni, lui credeva davvero che la fabbrica fosse fatta per l’uomo e non viceversa.

“Mi ricorda Ernesto Illy, altro imprenditore illuminato che ho avuto il piacere di conoscere e frequentare – riprende Bordoni -. Lui diceva che l’importante è che l’attenzione ai dipendenti e al territorio non sia una scelta obbligata o di convenienza, ma una convinzione intimamente sentita: questo fa la differenza“. E che l’amore di Ferrero per i suoi collaboratori fosse autentico lo dimostrano, oltre al sentimento di chi oggi lo celebra, centinaia di piccoli aneddoti ed episodi che in questi giorni sono sulla bocca di tutti.

“Uno dei suoi direttori commerciali mi ha raccontato che la domanda ricorrente di Michele non era mai come vanno le vendite, ma se i venditori erano contenti, se stavano bene. Si preoccupava di ogni suo dipendente con un affetto non consueto e quando veniva a conoscenza di qualche difficoltà, faceva di tutto per intervenire. La preoccupazione per la sua gente, in fabbrica e fuori è sempre stata il suo primo pensiero“. E adesso quella gente, commossa, ricambia. Con un trasporto che assomiglia più a un lutto famigliare, che a una funzione istituzionale. A noi resta l’ammirazione e lo stupore perché, come recita la frase di coda del filmato girato al funerale di Pietro Ferrero (il figlio di Michele scomparso quattro anni fa) e postato su Youtube “chi non è di Alba non può capire”.

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