La Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno, conosciuta attraverso il marchio Mukki, ha otto pretendenti ufficiali e un convitato di pietra. Alla chiusura della sollecitazione indetta dal consiglio d’amministrazione le proposte di acquisizione da soppesare saranno quelle delle tre cooperative di allevatori che conferiscono il latte alla centrale (Atpz, Cooperlatte e Granducato); i fondi di private equity Sici, espressione delle regioni Tascana e Umbria oltre ad una serie di istituti bancari soprattutto toscani ; l’aggregazione Nuova Castelli-Alival, posseduta dal private equity inglese Charterhouse; Centrale del Latte di Torino, quotata in Borsa; la sarda Assegnatari Associati Arborea; la Cooperativa Santangiolina Latte Fattorie Lombarde di San Colombano al Lambro nel milanese; Parmalat, fresca di acquisizione di Latterie Friulane, e infine la proposta di 98 dipendenti della stessa società. Il convitato di pietra è Granarolo, che si era detta interessata ad acquisire le quote del comune di Pistoia tempo fa, ma che non ha ufficializzato nessuna proposta in questo frangente, contando di rientrare in un secondo momento se questa prima fase di trattative non dovesse portare a un risultato concreto. Sul perché la società di Bologna non abbia presentato una proposta non ci sono versioni ufficiali, ma se valgono qualcosa le spiegazioni politiche che circolano in questi giorni è chiaro il senso di un passo indietro. Mukki è feudo di Matteo Renzi (e del suo fedelissimo Dario Nardella, attuale sindaco di Firenze), nel cui governo siede Giuliano Poletti, ex numero uno di Legacoop cui Granarolo appartiene: un’acquisizione dei bolognesi si presterebbe a critiche di ogni tipo in un periodo in cui il governo è già sotto tensione proprio per il Jobs Act.
Nelle prossime settimane il cda della centrale toscana procederà all’approfondimento delle proposte, e tra queste quella di Centrale del Latte di Torino è stata già esplicitata alla stampa dalla stessa società piemontese. Torino propone una fusione tra le due società da cui nascerebbe la Centrale del Latte d’Italia, con presenza in quattro regioni e un fatturato di 200 milioni di euro, come ha spiegato il presidente della società piemontese Luigi Luzzati, parlando di nascita del “terzo polo lattiero-caseario italiano”. I comuni di Firenze, Pistoia, del livornese e le banche azioniste di Mukki resterebbero come azioniste della nuova società quotata, potendo vendere poi le azioni sul mercato anche se con tempi più lunghi rispetto a quelli di una cessione tout court a un pretendente.
Sulla decisione finale peseranno anche le rassicurazioni sul il futuro rapporto con gli allevatori, motore della centrale, che si sono detti preoccupati per il cambio di proprietà e non a caso hanno presentato una proposta di acquisizione, attraverso le tre coop di conferitori. A questo proposito Pozzoli ha ricordato che “Siamo forse gli unici che hanno un rapporto diretto con gli allevatori”, aggiungendo che le cooperative di allevatori potrebbero entrare nel capitale della nuova societa’, in un momento posteriore alla fusione.