Cosa cerca il consumatore cinese in fatto di cibo? Sicurezza, innanzitutto. Chi punta con decisione su questo terreno può raccogliere nei prossimi anni soddisfazioni economiche inimmaginabili, così come può patire seri danni chi si muove con leggerezza. Ne sanno qualcosa McDonalds e Kentucky Fried Chicken, che nel 2014 hanno perso centinaia di milioni di dollari per uno scandalo partito da un loro fornitore di carne, trovata avariata, che le ha letteralmente travolte.
Per tranquillizzare i consumatori delle classi medio alte, sempre più spaventati da quello che trovano in tavola, sono scesi in campo anche i grandi della tecnologia cinese, ed è tutto un fiorire di applicazioni per monitorare e scandagliare il cibo che si compra al supermercato, come racconta il New York Times in un reportage molto interessante per comprendere i desideri di questo miliardo e passa di “bocche da sfamare”. Lenovo, famosa per i suoi computer, ha creato Joyvio, una applicazione che consente di monitorare, direttamente nel supermercato, la frutta e altri prodotti freschi dal campo al consumatore. E’ possibile grazie allo smartphone, con il quale si può risalire tutta la filiera e verificare che non vi siano state contaminazioni. Baidu, la Google cinese, ha creato invece delle bacchette computerizzate che “assaggiano” il prodotto prima che ad ingerirlo sia il suo proprietario e lo analizzano per verificare che sia tutto a posto. Alibaba, il maggior venditore online del globo, ha invece messo a punto un sistema per acquistare prodotti alimentari online scegliendo addirittura il singolo appezzamento di terreno che si gradisce e il contadino che coltiva quella terra. Lo stesso gigante del commercio online permette di far arrivare sulle tavole cinesi anche prodotti freschi esteri, praticamente dai quattro angoli del globo, come racconta il Financial Times che evidenzia questo nuovo trend. I 640 milioni di utilizzatori di internet, che già acquistano sul web merci di ogni tipo, stanno diventando entusiasti acquirenti online di merci neozelandesi, cilene, canadesi, scozzesi: frutta, pesci e crostacei, carne, e nel primo mese dopo il capodanno lunare (siamo entrati nell’anno della capra) le vendite di freschi esteri sono cresciute del 300%, perché ritenute più sicure.
Il bisogno che traspare da queste novità è chiaro: essere rassicurati per quel che si consuma in un paese dove gli scandali alimentari non sono diminuiti di molto, nonostante il governo sia stato più attento al controllo delle filiere agroalimentari. Per i produttori italiani questa potrebbe essere la chiave di volta per affrontare questo mercato, che ha dato finora risultarti sotto le aspettative e che inizia a creare qualche difficoltà anche alle grandi multinazionali, a cominciare dalla prima della classe Nestlè. Le nostre produzioni hanno infatti un livello di sicurezza superiore alla media, indotto peraltro da normative severe sulla trasformazione e conservazione che dovrebbe diventare uno slogan per convincere i cinesi della bontà del made in Italy a tavola.