Il piano lacrime e sangue del ceo Dave Lewis è in piena esecuzione e, anzi, sembra destinato a continuare ancora a lungo. Nei prossimi mesi, la catena britannica infatti ha in programma di chiudere almeno 43 punti vendita poco profittevoli, oltre a una serie di interventi per rivedere complessivamente la sua struttura e diminuire quindi i costi. Dunque, meno spese operative per rendere più appetibili i prezzi di centinaia di prodotti di marca e competere meglio in uno scenario da deflazione record. Ma la politica dei tagli non comprende affatto gli investimenti sull’innovazione, né tantomeno la ricerca di concept store all’avanguardia, capaci di attrarre nuovi target. Per questo il player ha appena inaugurato a Londra, nei pressi della stazione di Charing Cross, il secondo negozio food to go, una sorta di ristorante veloce che lo proietta nel mercato del fuori casa. Si rivolge soprattutto a pendolari e turisti, con un’offerta che ruota durante la giornata, dalla colazione fino alla cena. I clienti possono scegliere tra oltre 50 tipi di sandwich, piatti caldi, sushi preconfezionato e snack, oppure optare per la cucina messicana. Le casse invece prevedono i sistemi da pagamenti contactless, in modo da velocizzare al massimo le operazioni. In realtà Tesco da diversi mesi sta introducendo delle aree dedicate al take away all’interno dei suoi supermercati, secondo una strategia portata avanti anche da altri competitor. L’obiettivo ovviamente è quello di aumentare il traffico degli shopper, anche per recuperare market share, considerate le performance tutt’altro che brillanti dello scorso anno. Un proposito che nel primo trimestre del 2015 sembra finalmente trovare riscontri oggettivi, dopo un trend di flessione delle vendite durato ben 18 mesi.
Tesco scommette sul food to go
Il retailer inglese ha inaugurato a Londra il secondo format di ristorazione veloce. Nel mirino ci sono pendolari e turisti
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