Sessant’anni del settore della gdo dei beni di consumo. I tre decenni trascorsi dal 1985 e i tre che ci separano dal 2045. Il tutto in uno studio realizzato dagli esperti della società di consulenze PwC, pubblicato in occasione del trentesimo anniversario della Chaire Grande Consommation. Per gli autori, il futuro del consumo sarà caratterizzato, o condizionato, da cinque mega-trend, capaci di modificare radicalmente la situazione attuale. A ciascuno di loro, dunque, dovrà legarsi una nuova strategia da parte dell’industria, necessaria per sopravvivere in un mondo assai diverso da quello attuale.
1 – Crescita dell’urbanizzazione. Oggi a livello globale ci sono 28 megalopoli con oltre 10 milioni di abitanti. Già nel 2030 saranno più di 40, di cui l’80% nei Paesi emergenti. Per difendere le loro quote di mercato in questi contesti, le insegne dovranno ridurre i loro concept a tre format: negozi di prossimità incentrati sul servizio locale, negozi di destinazione con sede nelle periferie e negozi integrati alle reti di trasporto, come le stazioni della metropolitana. Quest’ultimi conosceranno un vero e proprio boom, in parallelo allo sviluppo del click & collect.
2 – Cambiamenti climatici. Per risolvere le enormi sfide ambientali dei prossimi anni, le industrie di beni di largo consumo dovranno fare affidamento sulle innovazioni tecnologiche e adattare, nel contempo, il loro modello di business.
3 – Progressi tecnologici. Nel 2020 ogni persona avrà in media 6,6 dispositivi connessi alla rete. I big data dunque garantiranno una migliore conoscenza dei consumatori, consentendo di personalizzare al meglio l’offerta. Ma entro il 2045 la connettività non riguarderà più solo i device elettronici, bensì sarà diffusa in una miriade di beni di consumo. Dal packaging intelligente agli elettrodomestici, fino ai prodotti più disparati.
4 – Cambiamenti demografici. Nel 2050 la quota di popolazione mondiale con oltre sessant’anni raggiungerà il 22%. L’offerta di prodotti e servizi dovrà evolversi per seguire questo trend, a cominciare dai format di distribuzione dedicati e dalle proposte alimentari.
5 – Cambiamenti economici. Tra poco più di trent’anni il Pil dei Paesi cosiddetti E7 sarà doppio di quelli del G7. Del resto, già oggi il 15% dei leader della distribuzione e il 20% dei produttori più potenti a livello globale provengono dai mercati emergenti. Nel solo 2014, i cinesi hanno investito più di 18 miliardi di euro in Europa. I player occidentali, dal canto loro, continueranno ad espandersi in questi contesti, adattando i loro prodotti ai gusti dei consumatori e promuovendo marchi pseudo-locali.