Un futuro più orientato al personal care e meno al food per Unilever? A giudicare dai commenti del ceo Paul Polman alla presentazione dei dati semestrali, si direbbe di sì. E che il futuro seguirà più l’esempio di un altro big dell’alimentare, Nestlé che da tempo ha fatto una partnership con L’Oréal, dalla quale ha anche acquisito il 50% di Galderma. Nel 2015, la società anglo-olandese, infatti, ha fatto diverse acquisizioni nell’ambito della cura persona, inglobando brand importanti come Dermalogica, Dr Murad and REN. E ha raggiunto in questo modo una massa critica di 50 miliardi di euro di vendite, grazie anche a brand storici come Dove, Axe e Sunsilk. Ora la divisione non food ha raggiunto il 56% del totale (era il 46% nel 2008), piazzandosi al secondo posto dopo L’Oreal. Viceversa, brand come Magnum hanno fatto segnare un tonfo nelle vendite.
Su quali mercati è orientata?
Anche per quanto riguarda le macroaree, l’intenzione di rivolgersi sempre più ai mercati emergenti sembra ormai irreversibile. E il focus sulla Cina – che è il terzo mercato di sbocco per la multinazionale – lo dimostra. Per raggiungere le aree rurali del Paese, infatti, Unilever ha siglato un accordo con il colosso dell’e-commerce Alibaba.
Viceversa, Europa ed Usa stagnano
Purtroppo Nord America ed Europa restano al palo, con una crescita che è stata definita dallo stesso Polman ‘risibile’. “Alcuni mi dicono pessimista, ma è importante essere realisti – ha affermato Polman secondo dichiarazioni riportate dal Financial Times – purtroppo anche i mercati emergenti in Europa non hanno prodotto quei guadagni facili che ci si attendeva dalla fase di boom economico, mentre negli Stati Uniti la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi, senza alcun effetto a cascata sulla crescita delle classi medie”. Unilever è quindi cresciuta meno dell’eterna rivale Nestlé, anche perché la prima è più focalizzata su mercati maturi.