Federalimentare, il 2015 è all’insegna dell’ottimismo

Il food and beverage italiano ha raggiunto importanti risultati quest’anno su diversi mercati internazionali, che fanno ben sperare per raggiungere l’ambizioso obiettivo di 50 miliardi entro il 2020
Federalimentare, il 2015 è all’insegna dell’ottimismo

Tempo di bilanci per il food and beverage italiano: secondo i dati di Federalimentare aggiornati ai primi quattro mesi dell’anno, infatti, le esportazioni hanno raggiunto 9,7 miliardi di euro, con un +6,7% sullo stesso periodo dell’anno precedente: quasi un raddoppio, dopo il +3,5% segnato a consuntivo 2014. La crescita di gennaio-aprile, inoltre, avvicina il trend alle previsioni di accelerazione dell’export formulate a inizio anno, che individuavano un possibile consuntivo 2015 del +5,5-6,0 per cento. In particolare, alcuni comparti hanno evidenziato crescite a due cifre: birra (+34,8%), acque minerali e gassose (+18,4%), caffè (+14,5%), molitorio (+14,3%), ittico (+12,4%). La pasta ha invece segnato un +9,6%, la trasformazione degli ortaggi +7,6% e il dolciario +7,4 per cento.
Le migliori performance sono arrivate dal mercato statunitense, e nuovi Paesi si stanno aprendo in modo promettente al commercio internazionale, ma le perdite sul mercato russo hanno arrecato notevoli danni alle esportazioni alimentari italiane. Nel 2013, ultimo anno pre-embargo, l’export era aumentato del +24,4%, mentre nel 2015 è sceso del -6%, e quest’anno sta accusando un taglio superiore al -40 per cento.
Secondo Federalimentare, l’Unione Europea dovrebbe avere un ruolo promozionale più marcato e più autonomo, in grado di sostenere maggiormente l’export italiano così come dei singoli stati membri. “L’Ue dovrebbe aiutarci di più sul fronte della difesa della proprietà intellettuale – spiega Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare –, contrastando meglio le fughe in avanti degli Stati nazionali sul fronte di iniziative sbagliate e distorsive della concorrenza, come le etichette a semaforo adottate nel Regno Unito. E dovrebbe provare a ‘smarcarsi’ di più in fatto di iniziative pericolose, che possono avere pesanti effetti boomerang, come le misure di ritorsione alla Russia per la crisi ucraina e il conseguente embargo”.
Il mercato Ue si conferma positivo per l’export alimentare italiano (+3,2%), anche se inferiore alla media mondo; i trend modesti realizzati in mercati leader come Germania (+1,4%) e Francia (+2,4%), sono stati bilanciati dalle buone performance di altri sbocchi importanti, come Regno Unito (+10,1%) e Spagna (+13,1%).
Sui mercati extra Ue si è verificata una nuova accelerazione in mercati importanti, fermi nel 2014, come Canada (+6,5%) e Giappone (+6,7%). Inoltre, altri Paesi hanno mostrato marcati trend espansivi, come Cina (+19,2%), Libia (+82,3%), Arabia Saudita (+48,8%), Turchia (+20,1%) e Emirati Arabi Uniti (+24,8%), a cui si aggiungono altri mercati emergenti, come Sud Africa (+28,7%), Hong Kong (+28,2%), Israele (+21,1%) e Taiwan (+16,1%).

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