Parmalat chiude altri due contenziosi legati al dissesto del 2003, quando la società fu coinvolta in uno dei più grandi crac della storia finanziaria europea, come si ricorderà. Il primo è con l’istituto americano Jp Morgan, che fu il maggior collocatore di bond Parmalat durante l’era Tanzi ed era guidato in quel tempo da Federico Imbert, ora a capo di Credit Suisse in Italia. La banca americana fu oggetto di una richiesta di un maxi risarcimento da parte dell’allora commissario straordinario Enrico Bondi e adesso, a distanza di quasi 12 anni dal crollo dell’impero di Collecchio arriva l’accordo. Jp Morgan verserà 42,9 milioni di euro per chiudere integralmente e definitivamente “senza che ciò costituisca ammissione di responsabilità”, tutte le pretese nei suoi confronti.
Anche con la società di revisione Grant Thornton è arrivato l’accordo, dopo l’avvio della prima causa nel 2004. L’Iter processuale si è svolto negli Stati Uniti ed è stato decisamente travagliato con continui cambi di giurisdizione tra lo stato di New York e quello dell’Illinois dov’era approdata in ultima istanza la causa, attualmente pendente in Corte d’Appello. La società di revisione, a fronte di un’iniziale di richiesta di 10 miliardi di dollari, pagherà 4,4 milioni di dollari, anche in questo caso senza ammissione di responsabilità. Da ricordare che nel novembre del 2009 Maurizio Penca e Lorenzo Bianchi, ex revisori della Grant Thornton imputati per aggiotaggio, ostacolo all’attività degli organi di vigilanza e falso dei revisori nell’ambito del filone milanese dell’inchiesta sul crac di Collecchio, avevano patteggiato una pena rispettivamente di 8 mesi e un anno e 9 mesi di reclusione. Penca aveva concordato la pena in continuazione con quella già inflitta dal Tribunale di Parma arrivando così a 4 anni e 8 mesi di carcere.