Ha avviato il suo primo programma green nel 2000, fissando una serie di obiettivi rigorosamente quantificabili. Anche se l’attenzione per le questioni sociali e ambientali era già un punto fermo nella vision del fondatore Antoine Riboud. A partire dal 2008 poi è riuscita ad accelerare notevolmente il passo, mirando a ridurre l’impronta di carbonio del 30% in cinque anni. Adesso la nuova sfida ecologista di Danone non riguarda più soltanto la produzione, l’imballaggio e la logistica, ma intende risalire fino a monte delle sue emissioni nocive, che ammontano a circa 18,8 milioni di tonnellate di CO2. E coinvolgere, quindi, tutta la sua area di responsabilità, dagli agricoltori agli shopper. L’intenzione, affascinante quanto ambiziosa, è quella di azzerare i gas serra con un progetto a lungo termine, che prevede il dimezzamento entro il 2030. La strategia della multinazionale francese ruota intorno ad alcune mosse fondamentali. Si parte per esempio dagli interventi per il cosiddetto sequestro di carbonio nel settore agricolo, fino all’eliminazione completa del ricorso alla deforestazione nella catena di approvvigionamento. Sono comprese inoltre una serie di iniziative per contribuire all’adozione di abitudini alimentari più sane, utilizzando le risorse naturali in modo sostenibile. Intanto, durante lo scorso anno, il fatturato del Gruppo Danone è cresciuto in termini organici del 4,7%, portandosi a 21,1 miliardi di euro. Il margine operativo corrente è sceso invece al 12,59%, mentre l’utile netto è aumentato del 3,6%, a quota 1,6 miliardi di euro.
Danone, nuovo slancio alle politiche ecofriendly
Il gruppo francese rilancia il suo ambizioso programma per ridurre le emissioni nocive. E stavolta intende coinvolgere l’intera filiera
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