Oltrefrontiera, non c’è crisi che tenga per i prodotti lattiero-caseari italiani. Nel 2010, l’export di formaggi ha superato le 272mila tonnellate generando 1,6 miliardi di euro di fatturato, mettendo a segno un +8% a volume e un +15% a valore sul 2009. Particolarmente positivi i dati delle vendite di formaggi italiani nei tradizionali mercati di sbocco, come Francia (+11% a volume nel 2010), Germania (+12,8%), Gran Bretagna (+8,6%) e Stati Uniti (+7,3%). Una performance che ha consentito al comparto dei formaggi di chiudere per il secondo anno consecutivo con la bilancia commerciale in attivo per 154 milioni di euro, com’è emerso dai dati presentati durante l’assemblea annuale di Assolatte, l’associazione che rappresenta oltre il 90% del fatturato industriale del comparto lattiero-caseario nazionale, che ha chiuso il 2010 sfiorando i 14,8 miliardi di euro di fatturato.
Sul fronte del mercato interno, il 2010 è stato caratterizzato da consumi stabili, quando non in calo, e da una concorrenza sempre più agguerrita. “Le industrie lattiero-casearie – ha sottolineato Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte – hanno saputo reagire a questa difficile congiuntura economica e sono uscite dal tunnel in anticipo rispetto ad altri settori. Le imprese hanno garantito livelli produttivi sostanzialmente costanti e hanno contenuto i prezzi, andando incontro alle difficoltà delle famiglie e favorendo la ripresa dei consumi”. Ciò non toglie, però, che l’industria di latticini abbia vissuto nel 2010 dei momenti difficili, soprattutto nei mesi in cui le quotazioni dei prodotti hanno toccato i minimi storici, andando ben al di sotto della marginalità minima.
L’evoluzione e lo sviluppo del settore passano attraverso due direttrici: la crescente domanda di prodotti ancora più adatti alle esigenze del consumatore moderno e alle richieste della gdo, dove viene realizzato quasi l’80% del giro d’affari, e il proseguimento dello sviluppo dei mercati esteri, dove i formaggi italiani riscuotono successi crescenti e continuano ad aumentare sia il volume d’affari che il numero dei mercati di sbocco.
“I nostri punti di forza sono molti – ricorda Ambrosi – perché siamo portatori di valori industriali importanti, perché le nostre produzioni sono conosciute e riconosciute per la loro qualità. Perché abbiamo un grande patrimonio di prodotti e marchi da tutelare. Perché, come pochi altri al mondo, sappiamo essere artefici di uno speciale mix di tradizione e innovazione di prodotto e di processo, dimostrando vitalità e capacità di adattamento. Ma dobbiamo impegnarci per far sì che il lattiero-caseario possa mantenere il suo ruolo di primo comparto del settore alimentare italiano e di motore trainante della filiera del latte. Per riuscire a vincere la battaglia della competitività abbiamo bisogno dell’appoggio delle istituzioni, a cui chiediamo provvedimenti concreti che semplifichino la burocrazia e snelliscano la normativa”.
Lattiero-caseario, ricavi export 2010 a +15%
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