La grande svolta è avvenuta una ventina di anni fa. Abituati a bere caffè filtrati, i consumatori stranieri si sono innamorati delle bevande a base di latte, dai cappuccini ai macchiati, un po’ per moda, un po’ per spirito di emulazione dello stile di consumo italiano, ma anche per dare piacere al palato. In quel momento è scoccata la scintilla e l’espresso italiano ha iniziato a imporsi. Illycaffè è stato tra i pionieri del fenomeno e il fatturato all’estero, con il passare degli ultimi decenni, è cresciuto fino a raggiungere oggi una quota del 70%, generato in oltre 150 paesi.
“L’evoluzione si è basata sul desiderio dei bevitori di caffè stranieri di scoprire nuovi aromi e cominciare a preferire tostature scure dal sapore più incisivo – osserva Giacomo Biviano, vice direttore illycaffé –. Per di più questa tipologia di miscela risulta maggiormente apprezzata come base per il cappuccino, che oramai all’estero è un must. Il caffè come il vino ha sfruttato un’evoluzione culturale mondiale e l’espresso è stato il suo protagonista diventando un emblema dell’eccellenza italiana. E riconosciamolo pure: il boom all’estero è anche merito delle aziende del nostro paese che si sono affacciate al di fuori dei confini nazionali senza paura e timore, superando di volta in volta gli ostacoli. Non potete immaginare le difficoltà iniziali. All’inizio degli anni 90, vendere il nostro prodotto in Asia era vista come pura follia. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta e ne siamo estremamente orgogliosi”.