Se, fino a qualche anno, fa erano quasi esclusivamente rossi e bollicine a dominare la scena oltreconfine, oggi lo scenario è cambiato e i consumatori stranieri amano riempire il loro calice anche con altre tipologie di vino. I bianchi hanno il vento in poppa e, dopo essere stati a lungo considerati ‘gregari’ del settore, stanno in maniera veemente risalendo posizioni. L’export dei vini bianchi è in forte crescita e, nel quinquennio 2010-2015 periodo gennaio-giugno, questa tipologia a valore ha realizzato un incremento passando da 520 a 710 milioni di euro, con l’offerta Dop a guidare il comparto.
Le esportazioni sono dunque in grande spolvero. Le bollicine, guidate dal Prosecco, sono un fenomeno consolidato che non conosce arresti. I rossi, dal canto loro, preservano intatto il loro fascino agli occhi (e al palato) dei consumatori esteri, che tendono ancora a preferire i terroir toscani, dove dai grandi classici ai supertuscan le vendite volano sempre alte. Raggruppando tutte le tipologie di prodotto, uno studio Ismea relativo ai primi otto mesi di quest’anno, ha evidenziato che l’export tricolore di vino cresce a valore del 6%, con un giro di affari pari a 3,39 miliardi di euro. L’obiettivo dei 5 miliardi e mezzo di introiti non è, dunque, più tanto lontano e se il periodo natalizio sarà un valido alleato, questo traguardo storico potrebbe già essere raggiunto a fine anno.
Ma quali sono i paesi più fedeli? In prima fila, troviamo gli Stati Uniti, seguiti da Regno Unito e Giappone. Segnali di ripresa confortanti anche dalla Cina, dopo qualche stagione di appannaggio, mentre la situazione è ancora critica in Russia, fortemente penalizzata da un contesto economico in affanno. A fronte di dati molto positivi, un timore però aleggia alimentando alcune preoccupazioni sul futuro. Si tratta dell’accordo Ttip siglato bilateralmente tra gli Usa e i paesi dell’area del Pacifico, che potrebbe configurare nuovi scenari sfavorevoli al vino italiano, agevolando le vendite provenienti da altri paesi produttori verso il continente asiatico, considerato oggi la vera terra di conquista per generare nuovo business.
Pinot Grigio in pole position
Le bollicine godono sempre di molta attenzione, trainate dal fenomeno prosecco che grazie a un posizionamento di prezzo competitivo abbraccia un ampio target di consumatori stranieri, soprattutto giovani. Il prosecco è diventato oggigiorno il paradigma dell’italianità poichè rappresenta perfettamente l’italian style. Ragionando in termini di catene della grande distribuzione, quelle statunitensi offrono maggiore potenzialità di crescita, perché molto recettive alla buona qualità dei prodotti. Anche i classici rossi, benchè indirizzati a un pubblico già esperto e con una maggiore propensione di spesa, continuano a tenere il passo. Stiamo assistendo a una crescita robusta del metodo classico, i cui principali produttori si sono accorti che operare all’estero è un business che può rendere molto e, di conseguenza, hanno iniziato a muoversi con maggiore veemenza, consapevoli che c’è ancora parecchio da fare. Una nota di merito deve essere riconosciuta poi al Pinot Grigio, che si conferma come uno dei vitigni più dinamici sul fronte dell’export. La sua freschezza e una non eccessiva complessità aromatica, lo rendono molto apprezzato dai consumatori all’estero.