Consumatori in crisi e nessun segnale di miglioramento alle porte: Coop Italia preferisce evitare l’ottimismo di facciata nel presentare i dati di bilancio consuntivo 2010. Una presentazione avvenuta nel corso dell’assemblea annuale di Coop Italia a Torino, inserita quest’anno nel convegno dal titolo “La Coop ha i secoli contati dal 1854 al 2011 e oltre”.
Nel 2010 nessuna inversione di rotta, il Paese è depresso, i consumi non decollano. Malgrado tutto – sottolinea il comunicato stampa del gruppo – Coop resiste e si conferma leader della gdo aumentando la propria quota di mercato che è oggi pari al 18,3% (+0,2% rispetto al 2009). 12,9 i miliardi di fatturato (+1,1%), un margine operativo netto delle grandi cooperative dello 0,7%, in linea con l’anno precedente. Nel 2010 erano 1.444 i punti vendita di Coop (comprensivi di 37 nuove aperture), si è inoltre confermata la base occupazionale (oltre 56.600 addetti) e si conferma l’aumento della base sociale (sono oltre 7,4 milioni i soci, +3% rispetto al 2009).
“Sono risultati tutt’altro che scontati – sostiene Vincenzo Tassinari, presidente del consiglio di gestione di Coop Italia – che si collocano in un contesto di grande difficoltà per le famiglie e per le imprese: un contesto che noi monitoriamo costantemente grazie al fatto di essere presente con la nostra rete di vendita da nord a sud del territorio nazionale con una molteplicità di format distributivi, tra superette, discount e Ipercoop. C’è un dato forte e nuovo su cui riflettere: la distribuzione moderna nel 2010 diminuisce a valore omogeneo (ovvero a parità di mq) dell’1,7%, ma per la prima volta da 10 anni a questa parte diminuisce anche a valore corrente (ovvero includendo anche le nuove aperture) dello 0,3 per cento. E se il primo dato si può leggere come un segnale inequivocabile di un calo dei consumi degli italiani, il secondo è un dato oltremodo preoccupante perché dimostra che la distribuzione moderna ha smesso di fare investimenti: non crea più sviluppo, soprattutto al sud. E questo a lungo andare significa accentuare il divario già esistente tra nord e sud del Paese”.
Tra i risultati positivi di Coop, in primo luogo si segnalano i dati del prodotto a marchio che raggiunge i 2,7 miliardi euro di fatturato, con una quota complessiva che supera il 25% sul totale alimentari – una quota più europea che italiana (dove le private label sono al 15%). Buoni sono stati i risultati di Coop Voce, la telefonia mobile di Coop, che ha raggiunto 640mila attivazioni nel 2010 grazie a una tariffa semplice, conveniente, trasparente. Sempre nel 2010 è cresciuta la diffusione di Coop Salute, con 102 corner, 80 milioni di euro di fatturato e un risparmio per il consumatori di circa il 27%, rispetto ai prezzi medi praticati in farmacia. “Questi dati testimoniamo il valore di un processo di liberalizzazione che in Italia è stato appena avviato – continua Tassinari – In particolare, sulla questione della liberalizzazione dei farmaci, che viene spacciata come un favore alle Coop, voglio solo ricordare che, oltre ai nostri corner e ai 300 nuovi posti di lavoro da noi creati per altrettanti farmacisti, dal 2006 a oggi sono state aperte oltre 3.500 nuove parafarmacie generando oltre 7.400 nuovi posti di lavoro”.
Anche il 2011 sarà un anno difficile come il 2010. Le vendite della distribuzione moderna segnalano un +1% a rete corrente e un – 1,2% a rete omogenea. Segnali evidenti di un persistere della crisi. “I dati di Coop sono in linea con il mercato – sostiene ancora Tassinari – e bisogna aggiungere che su questi dati pesa una crescita dell’inflazione, peraltro da noi annunciata, che raggiungerà il picco del 5% sui prodotti alimentari nell’anno in corso. Dal 2003 al 2010 siamo stati impegnati nel tenere il dato dell’inflazione cumulata al 4,9% a fronte di un’inflazione Istat cumulata al 14,9%, mantenendo così l’impegno preso di tutelare il potere d’acquisto di soci e consumatori. La contrazione delle vendite persiste, si avverte di più nel canale ipermercati e, in particolare, per i non alimentari, che soffrono ancora di più della crisi dei consumi (-6,7% a rete omogenea nella distribuzione moderna i primi 5 mesi dell’anno). Sarebbe opportuno che il Governo mettesse in campo misure per la ripresa e per il rilancio dei consumi, come hanno fatto altri Paesi pur in difficoltà. Non andrebbero certo in questa direzione le ipotesi di aumento dell’Iva sui prodotti alimentari e di largo consumo. Se si facesse così, si otterrebbe al contrario un ulteriore effetto depressivo, soprattutto nei confronti delle famiglie meno abbienti, con una spinta inflattiva pericolosa. Impatto che, sulla spesa delle famiglie, viene valutato fra i 6 e gli 11 miliardi di euro”.
“Coop – conclude Ernesto Dalle Rive, presidente del Consiglio di sorveglianza di Coop Italia – non abbandona il suo processo di sviluppo anche in una situazione come questa: continueremo a investire, nei prossimi tre anni impegneremo 500 milioni di euro per la realizzazione di 44 nuovi supermercati e 10 nuovi ipermercati, confermando un’articolazione multicanale e radicando ulteriormente la presenza in territori che hanno bisogno di sviluppo come il sud”.
Coop Italia, fatturato 2010 a 12,9 miliardi di euro
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