L’acquisizione dello storico birrificio artigianale laziale Birra del Borgo da parte del colosso mondiale delle ‘bionde’ Ab Inbev ha rappresentato un momento di forte rottura nel settore dei cosiddetti ‘microbirrifici’ italiani, che operano sul mercato da sempre con logiche distanti e contrapposte rispetto ai big internazionali, sempre più concentrati in poche enormi conglomerate.
MUSSO, BALADIN RESTA INDIPENDENTE – Per il fondatore del birrificio cuneese Baladin Teo Musso, forse il nome più conosciuto tra gli artigiani della birra italiana, la decisione dei proprietari di Birra del Borgo è “distante dalla mia visione di imprenditore”. Un modo elegante per affermare che Baladin resterà indipendente e “coerente” con le proprie regole. L’Open Baladin Roma, un locale aperto dal produttore piemontese insieme alla proprietà di Birra del Borgo, non servirà più, infatti, le birre di questi ultimi. “La filosofia che guida i locali Open – ha detto Teo Musso – è di ospitare birrifici indipendenti e venendo meno questa condizione nell’assetto societario di BdB, abbiamo deciso per comune coerenza di interrompere il servizio delle sue birre. Ritengo corretto e doveroso ricordare la filosofia e i principi che guidano il mio birrificio agricolo e indipendente Baladin votato ad assumersi la responsabilità dell’intera filiera, italiana che inizia con la coltivazione delle materie prime (oltre l’80%), della loro trasformazione e della distribuzione”.