Ben otto italiani su dieci la mangiano abitualmente, preferendola più spesso a cena, proprio perché leggera, pratica e digeribile. Lo rivela una ricerca condotta da Doxa per il Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina Igp, che ha analizzato la percezione e le abitudini di consumo del salume, fotografando tendenze e aspettative della clientela. In particolare, è emersa una conoscenza non sempre completa sulla provenienza della materia prima con cui è realizzata la bresaola. Pochi, infatti, sanno che spesso è prodotta con carni pregiate provenienti però dall’estero. Un fattore, quest’ultimo, che per il 74% degli intervistati non diventa affatto un motivo tale da spingere a cambiare abitudini d’acquisto.
TRASPARENZA SULLA MATERIA PRIMA – Più che la provenienza, il 51% degli italiani ritiene che sia il sistema di allevamento a determinare una carne di qualità. Tuttavia, l’84% dei consumatori chiede comunque di sapere da dove vengono i bovini utilizzati per produrre la Bresaola della Valtellina Igp, anzitutto attraverso le etichette. Per questo il consorzio di tutela ha appena lanciato una campagna di informazione. “Ai nostri consumatori diciamo tutto quello che vogliono sapere – spiega Mario Della Porta, presidente del Consorzio Tutela Bresaola della Valtellina -. Per questo abbiamo scelto di avviare una campagna di informazione che racconti loro quali sono i fattori di qualità che rendono unica la Bresaola della Valtellina IGP. E quindi di comunicare con trasparenza anche l’origine della materia prima, dedicando a questo tema una sezione del sito internet del Consorzio. Questa ricerca, intanto, evidenzia che gli italiani sanno che quello che conta per la Bresaola della Valtellina è la qualità”.
I CONSUMI – Negli ultimi 15 anni le vendite di Bresaola della Valtellina Igp hanno registrato una crescita del 39%. Un dato in decisa controtendenza rispetto alle altre carni lavorate e a quelle rosse in generale.