Cosa hanno in comune un italiano del 1901 e uno di oggi? Non la lingua e tanto meno i consumi e la dieta alimentare, per non parlare dell’aspettativa di vita. A elencare i tanti cambiamenti vissuti dal nostro Paese è Un secolo d’Italiani, speciale che fa parte di Italiani.Coop, il nuovo strumento di ricerca e analisi curato dall’ufficio studi Coop, online da oggi, 8 luglio. Cominciamo dalla lingua, anche se in questo caso il dato è in realtà relativo al 1861: al momento dell’Unità d’Italia il 98% degli italiani parlava dialetto in famiglia, ma ancora oggi, a più di 90 anni dall’avvento della radio e a oltre 60 da quello della televisione, 1 italiano su 10 parla soprattutto dialetto in famiglia e 2 su 100 lo fanno anche con gli estranei.
LA STORIA NEL PIATTO – Il cibo dà la migliore rappresentazione del cambiamento dell’Italia e degli italiani (Tavola 2 bis). Da popolo cresciuto a pane, legumi e vegetali dove la carne, alimento nobile, faceva la sua comparsa a domeniche alterne e nemmeno quelle (nel primo decennio del secolo ne mangiavamo appena 15 chili pro capite all’anno contro gli oltre 200 chili di pasta e pane) ai figli del boom economico cresciuti a proteine (la carne da un decennio all’altro anni 60/anni 80 aumenta di ben 20 chili pro capite).
DALLA SOTTONUTRIZIONE ALL’OBESITÀ – Se negli anni 30 era ancora sottonutrito un terzo degli italiani, oggi il 59% della popolazione è sovrappeso e il 21% è considerato obeso dall’OMS. Sarà per questa ragione che nelle scelte alimentari prevalgono la salute e la ricerca del benessere e si impongono nuovi stili di consumo, tra i quali certamente quello naturale e quello con un ridotto o nullo apporto di proteine animali. Non è un caso infatti che gli italiani siano molto sensibili ai contenuti di freschezza e naturalità dei prodotti alimentari (si dichiarano tali il 62% del campione a fronte di una media Ue del 51%) con distacco superiori ai 10 punti percentuali rispetto agli altri europei. Un divario che esplode, con quasi 20 punti di differenza, nella sostenibilità ambientale dell’azienda o del prodotto (It 83 e 81% di preferenze vs Eu 66 e 64%).
IL FUTURO È VEGANO? – Un anno fa il 13% degli italiani affermava di consumare abitualmente prodotti vegan, ma ben il 49% già immaginava che i propri consumi sarebbero cambiati in quella direzione nei decenni successivi. Un’attenzione a ciò che mangiamo che ci caratterizza: ancora oggi gli italiani destinano alla tavola quote consistenti dei consumi e hanno la più alta spesa pro capite alimentare d’Europa (superiore di ben 20 punti percentuali alla media europea, vedi Tavola 3).
LA VITA SI ALLUNGA – La buona notizia è che l’aspettativa di vita in un secolo è raddoppiata, arrivando a 83 anni nel 2015. Per apprezzare i progressi fatti sotto questo profilo, basta pensare che nel 1931 l’aspettativa di vita era di appena 55 anni. E il futuro promette ancora miglioramenti: nel 2065 le donne supereranno i 90 anni di età e gli uomini 87, ma questo vorrà dire anche che solo il 13% della popolazione sarà composta da under 14enni. Infatti viviamo più a lungo, ma siamo e saremo sempre meno: già nel 2015 la popolazione italiana ha perso 130mila residenti, mentre nel 2065 in previsione saremo 53 milioni esattamente quanti eravamo nel 1968. È come se la demografia facesse un salto indietro di 97 anni. E a tavola cosa metteremo? Le previsioni in materia di cibo dicono che mangeremo più carboidrati, formaggi, frutta e verdura e meno carne, meno pesce, meno dolci.