Né i ristoranti, né i negozi tradizionali. Il futuro dello shopping alimentare americano sarebbe nel segno dei grocerant, mix tra grocery store e restaurant. Una dinamica legata anche all’affermazione del trend salutista, o comunque all’esigenza di coniugare praticità e risparmio di tempo a una dieta più equilibrata. Le insegne della distribuzione quindi aumentano l’offerta di cibo da asporto, focalizzandosi spesso su prodotti biologici, senza Ogm e di qualità elevata, ma con prezzi mediamente inferiori a quelli dei ristoranti. Per tutti, insomma, il modello da seguire è quello di Whole Foods e in particolare del suo nuovo concept 365, dedicato ai millennials, che propone buffet di cibo fresco e menu suggeriti da chef affermati, oltre a una shopping experience completamente immersa nel mondo del food. Non a caso, in questo format le vendite di take-away e di cibo consumato internamente al negozio hanno registrato crescite vicine al 30%.
DA EATALY A KROGER – Tra i modelli più quotati, però, c’è anche lo store di Eataly a New York. Ciò dimostra, tra l’altro, quanto l’affermazione di questa tendenza posa favorire il giro d’affari dell’autentico made in Italy. E intanto anche un big player come Kroger punta in maniera convinta sul canale, soprattutto dopo aver stipulato una partnership strategica con Lucky’s Market, catena specializzata in prodotti freschi e biologici, con un ampio reparto di piatti pronti.
VENDITE IN AUMENTO – A determinare il successo dei grocerant ci sono anzitutto i millennials. Secondo una ricerca di Npd Group, questa fascia di consumatori desidera che sia qualcun altro a cucinare per loro, ma allo stesso tempo non vuole rinunciare a fare la spesa. Acquistare cibo preparato al supermercato, magari fresco e di qualità, sarebbe dunque un giusto compromesso. Del resto negli Usa durante ultimi otto anni le vendite di cibo da asporto negli store della distribuzione sono aumentate del 30%, raggiungendo nel 2015 un fatturato di circa 10 miliardi di dollari.