Sempre più social, ma solo a livello virtuale. Tra le contraddizioni che segnano la generazione dei millennials, quella legata ai rapporti interpersonali è probabilmente una delle più singolari. Lontani dai loro smartphone, infatti, i giovani americani di età compresa dai 18 ai 24 anni tendono, quando possibile, a disdegnare completamente la comunicazione verbale con altri individui. Diventano, insomma, veri e proprio asociali. Tanto da infastidirsi persino davanti alla prospettiva di un dialogo breve e semplice, come quello con il commesso di un fast food. Secondo un recente sondaggio realizzato dalla catena di ristorazione Frisch’s Restaurants, un terzo di loro preferisce infatti ordinare dal drive-thru perché, letteralmente, non ha voglia di parlare con la gente.
I BIG CONTINUANO AD AUTOMATIZZARE – Emerge insomma un’inclinazione caratteriale ben marcata che, lungi dall’avere ovviamente riscontri scientifici, già sembra in grado di influenzare scelte strategiche dei player. Non a caso, il numero delle insegne che investono nell’automazione è in rapido aumento. A cominciare, per esempio, da McDonald’s e Panera Bread, ormai da tempo concentrati sullo sviluppo delle tavolette digitali e dei chioschi elettronici per le ordinazioni. Ma non sono certamente gli unici.
UNA MINACCIA ALL’OCCUPAZIONE – Dietro la corsa all’implementazione delle soluzioni hi-tech, dunque, non ci sarebbe soltanto l’intenzione di migliorare la velocità e l’efficienza del servizio, rendendolo più pratico e innovativo. L’avversione dei millennials per l’interazione sociale nei ristoranti, del resto, è stata notata anche da Andt Puzder, ceo di CKE Restaurants. Il manager del big della ristorazione, con quasi 4 mila store negli Stati Uniti, ha dichiarato che nei punti vendita dove sono stati installati i chioschi, molti giovani si mettono in fila per usarli, anche quando il personale dietro al bancone completamente è libero. Al punto che ormai i drive-thru e gli sportelli automatici veicolano oltre il 30% delle transazioni. Cattive notizie quindi per i dipendenti dei fast food a stelle e strisce che, mentre rivendicano il salario minimo, rischiano addirittura di essere sostituiti dalle macchine.