Parmacotto riuscirà a evitare la revoca del concordato preventivo, chiesta dalla procura di Parma? La domanda è cruciale per la continuità aziendale della società emiliana: senza il concordato si apriranno le porte dell’amministrazione straordinaria o del fallimento che potrebbero compromettere quello che di buono è stato fatto finora per uscire dalle secche della precedente gestione. E che sta finalmente dando i suoi frutti, addirittura superiori a quelli del piano di ristrutturazione elaborato nel 2015.
“L’ATTIVITA’ VA MEGLIO DEL PREVISTO” – L’udienza per discutere sulla revoca è fissata, davanti al Tribunale di Parma, per il 14 settembre, data in cui il giudice delegato Nicola Sinisi, acquisite le memorie di parte, sentirà le due opposte fazioni, prima di decidere nei giorni successivi. La società metterà sul piatto tutto quanto è stato fatto di buono in questi ultimi mesi e che dovrebbe portare a un risultato a fine anno anche superiore ai 65 milioni di euro fissati dal piano di ristrutturazione aziendale, con un margine operativo lordo (ebitda) del 10 per cento. Il tutto grazie anche a un accordo con un importante partner americano che porterà “significativi volumi” non previsti, secondo quanto ha dichiarato alla Gazzetta di Parma Andrea Foschi, uno degli amministratori scelti per gestire questa delicatissima fase.
“C’E’ UN BEL CLIMA DI FIDUCIA INTORNO ALLA SOCIETA’” In caso di default – anche se accompagnato da un esercizio provvisorio – i 140 dipendenti rischierebbero seriamente il posto di lavoro. Anche per i creditori, che hanno accettato un piano già molto doloroso in termini di rinunce ma che sta funzionando, lo scenario rischierebbe di peggiorare. “Dal concordato in poi – ha detto alla Gazzetta di Parma Andrea Foschi – l’obiettivo è stato quello di ricreare un clima di fiducia nell’azienda e nel marchio, che continua a essere forte e con l’aiuto fondamentale dei fornitori strategici si è dimostrato che l’azienda può di nuovo crescere”.
AL VIA IL LANCIO DI DUE NUOVI PRODOTTI- A dimostrazione che in azienda c’è voglia di continuare a lottare per uscire dalle secche di una situazione delicata, maturata in un contesto generale di mercato certamente non semplice, Parmacotto sta per lanciare due nuovi prodotti di alta gamma: “N°5” e “C’era una volta…”, per quali è previsto anche un sostegno pubblicitario ad hoc nei prossimi mesi.
A OTTOBRE UDIENZA PER L’OMOLOGA – Se il concordato resterà in piedi il 12 ottobre sarà il momento, per il Tribunale fallimentare, di esprimersi sull’omologa secondo uno schema che prevede la conversione in azioni (o altri strumenti) dei 23,7 milioni di euro di crediti dei fornitori strategici (allevatori in primis) e del rimborso in cinque anni del 20% dei 59 milioni di euro dell’esposizione delle banche. Il tutto per chiudere il buco da 63 milioni di euro nel capitale e ripartire con nuovo slancio.