Non ha badato a spese il gruppo Petti per la nuova campagna di comunicazione #iltoscanochecigarba che ha presentato il 30 novembre a Milano. L’investimento in advertising previsto per il 2017 sfiora i tre milioni di euro per portare in Italia e all’estero un messaggio forte: “finalmente sul mercato c’è un brand che ha una storia da comunicare e una chiara certificazione di origine”. Un messaggio verso il quale i consumatori sono sempre più recettivi e che piace anche ai partner del trade, interessati a ridare valore a scaffale a una categoria di prodotto spesso banalizzata. Non a caso in uno degli spot si vede un’insegna Carrefour e non è escluso che nel prosieguo della campagna appaiano anche altri retailer. Girato dal regista Alessandro Genovesi, lo spot ha come testimonial il conduttore e attore Paolo Ruffini, affiancato dalla showgirl Ariadna Romero e dall’attrice Cristina Marino, mentre la creatività porta la firma di Aldo Biasi che segue il gruppo da due anni.
AI MICROFONI DI FOOD – Abbiamo ha raggiunto Pasquale Petti, amministratore delegato del gruppo che porta il suo nome, alla serata milanese che ha chiamato a raccolta rappresentanti del trade, giornalisti, opinion leader oltre al regista e agli attori dello spot nella cornice glamour del Just Cavalli. Abbiamo pensato di organizzare un evento che ci consentisse di coniugare tre esigenze – ha spiegato Petti- : presentare la nuova campagna pubblicitaria, festeggiare i primi tre anni in distribuzione organizzata del brand Petti in Italia e annunciare il progetto sociale che abbiamo appena realizzato con la regione Toscana, il contratto di rete Rosso Toscano con il quale abbiamo definitivamente chiuso la filiera e iniziato lavoro di costruzione del nuovo stabilimento che produrrà conserve rosse, ma sarà anche il più grande stabilimento alimentare della Toscana.
Partiamo dal nuovo spot: il claim #iltoscanochecigarba sottolinea con forza il legame del vostro brand con il territorio. Perché questa scelta?
Insistiamo sul territorio sia perché ritengo che il pomodoro toscano sia uno dei migliori in Italia, sia perché è importante far conoscere al consumatore con un claim chiaro da dove arriva il prodotto che porta in tavola e come viene trattato dal punto di vista industriale (con un processo a bassa temperatura che ne conserva colore e fragranza). Ecco perché in confezione i nostri prodotti riportano la scritta 100% pomodoro toscano. Per rafforzare il concetto, abbiamo scelto un testimonial toscano, Paolo Ruffini, che tra l’altro è proprio di Livorno, dove abbiamo la nostra sede.
Avete cambiato strategia di comunicazione e accelerato negli investimenti. Perché questa svolta?
La nostra comunicazione prima era incentrata sul prodotto, adesso anche attraverso l’utilizzo di un testimonial, è più focalizzata sulla costruzione del brand. Ovviamente questo ha reso necessari maggiori investimenti: dal milione e mezzo di euro nel 2016 arriveremo quasi a 3 milioni nel 2017, ma sarà un progressivo crescendo nei prossimi anni, anche perché vogliamo portare molto di più il brand all’estero: in Italia ormai abbiamo raggiunto una quota mercato del 5% e riteniamo quindi naturale guardare anche altri paesi.
Quali?
Quelli più attenti alla qualità, quindi tutta l’area del Nord Europa: Svezia, Norvegia, Danimarca, paesi da sempre più attenti al biologico, dove già mandiamo il 30% della nostra produzione bio. Stiamo però crescendo anche negli Usa, in Canada, Australia, Israele. Il nostro non è un prodotto economico, ma di qualità e come tale lo proponiamo a un target che non guarda solo il prezzo, ma sa apprezzare il valore aggiunto della nostra offerta.
Il vostro obiettivo nei prossimi cinque anni?
Nei prossimi cinque anni ci auguriamo di crescere come negli ultimi tre: sarebbe già un ottimo risultato! Adesso fatturiamo 200 milioni di euro, ma continuiamo a crescere del 15/20% ogni mese, segno che abbiamo indovinato le campagne di comunicazione e il prezzo di vendita dei prodotti.