Tesco ha lanciato un’offerta da 3,7 miliardi di sterline (4,3 miliardi di euro circa al cambio attuale) per acquisire Booker Group, il maggior cash & carry inglese e questo deal, se sarà autorizzato dalle autorità antitrust di Londra, sarà da seguire attentamente per le tante imprese italiane che sono già fornitrici della prima catena gdo inglese per quota di mercato (30% circa) e che stanno affrontando un periodo non semplice per la svalutazione della sterlina nei confronti dell’euro.
BOOKER SERVE 125 MILA CONVENIENCE STORE – Booker ha un fatturato di 5 miliardi di sterline, pari a 5,8 miliardi di euro, che produce rifornendo all’ingrosso 125mila convenience stores e 468 mila tra ristoranti, pub e altri punti ristoro presenti nei cinema multisala o comunque luoghi di aggregazione e divertimento. Il tutto attraverso una fitta piattaforma logistica che comprende anche oltre 230 cash & carry, che ne fanno il maggior operatore inglese in questo segmento di attività e che producono ricavi per 3,2 miliardi di sterline. Oltre a questo vi sono anche altri business minori serviti e una filiale in India. La società ha rapporti con la catena Marks & Spencer e nel settore dei convenience store con importanti insegne quali Premier, Londis, Budgens, Familiy Shopper. Ma anche con catene della ristorazione quali Wagamama, Carluccio’s e Byron burgers. Lo stesso amministratore delegato di Tesco, Dave Lewis, ha fatto notare che i suoi fornitori sarebbero “entusiasti” di questo accordo, perché aumenterebbero le potenzialità di vendita.
SARA’ L’ANTITRUST A DECIDERE SE IL MATRIMONIO S’HA DA FARE – Per Tesco, che controlla il 30% della distribuzione alimentare in Inghilterra ma che deve fronteggiare l’avanzata dei discount e rilanciare le sua sorti in pendenza dell’inchesta su frodi contabili scaturita dai profit warning, l’acquisizione di Booker vorrebbe dire aumentare di un 2% la sua quota di mercato ed entrare nella filiera di segmenti di offerta nei quali ora non ha una posizione importante, come nei convenience store. L’integrazione tra i due cambierebbe l’assetto di mercato, ma la società inglese sostiene non essere così, perché Booker non è proprietaria di negozi ma solo una fornitrice. Le forniture al canale foodservice sarebbero invece interessanti perché una quota significativa dei consumatori inglesi preferisce i negozi di prossimità o i convenience store ai grandi ipermercati (quest’ultimo trend è simile all’Italia) e si sposta sempre più, con la necessità di consumare più spesso pasti fuori casa. L’ultima parola, com’è noto, spetterà però all’Antitrust. Il cda di Booker ha accettato l’offerta e il ceo della società Charles Wilson ha parlato di un accordo che porterà a un miglioramento dell’offerta per i suoi consumatori.