I brasiliani di 3G Capital riprovano a stupire il mondo della finanza e del largo consumo. Dopo aver creato Megabrew, il colosso della birra nato dalla fusione di AB Inbev e SABMiller che è di gran lunga il primo player mondiale delle bionde (ma anche rosse e scure) con i marchi quali Budweiser, Stella Artois e Brahma (Birra Peroni è stata ceduta ad Asahi holding per favorire l’integrazione), adesso sono a caccia di quella che si potrebbe chiamare “Megagrocery”. Attraverso il gruppo americano KraftHeinz, che 3G Capital controlla con il finanziere Warren Buffet della Berkshire Hathaway hanno infatti lanciato un’offerta per acquisire la conglomerata anglo olandese Unilever, quotata sul listino di Londra e famosa per marchi quali Lipton, Algida, Hellmann’s, Knorr nel food e Dove, Mentadent, Sunsilk nell’igiene personale.
UNILEVER VALORIZZATA 143 MLD DI DOLLARI – KraftHeinz – 24,5 miliardi di euro di ricavi nel 2016 – ha offerto 30,23 dollari in contanti e 0,22 proprie azioni di nuova emissione per ogni titolo Unilever, che ha fatturato 52 miliardi di euro nell’ultimo esercizio. In altri termini l’offerta è di circa 50 dollari (47 euro circa) per ogni quota, ovvero il 18% di più delle quotazioni attuali della società con sede a Londra: il che significa valorizzare la “preda” 143 miliardi di dollari (130 miliardi di euro), per quella che sarebbe la più grande operazione di acquisizione nel mondo del largo consumo, e una delle più grandi in assoluto, se le due società trovassero un accordo. AB Inbev SABMiller si era fermata poco sopra i 100 miliardi di euro. Una cifra pur sempre enorme, ovviamente.
L’OFFERTA E’ STATA RIFIUTATA (PER IL MOMENTO) – Il gruppo americano, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Bloomberg, si è detto disposto a pagare i due terzi circa del prezzo in contanti e la restante parte in azioni KraftHeinz di nuova emissione. L’offerta, sempre secondo l’agenzia americana, è stata però rifiutata dal cda di Unilever, guidato da Paul Polman, per mancanza di “merito, sia finanziario sia strategico”, sottintendendo che il quantum è basso e che dall’unione delle due entità nascerebbe qualcosa di non ben chiaro e definito. Nessuno è in grado di capire, però, se il gruppo americano ce la farà a convincere gli azionisti della preda, e quali paletti metteranno le autorità Antitrust interessate. Nel caso, nascerebbe un gruppo da circa 75 miliardi di euro di fatturato e poco meno di 9 miliardi di euro di utili netti. Ovvero poco sotto Nestlè, la prima della classe mondiale.
LO “SPIETATO” METODO BRASILIANO – Dove potrebbe risiedere la convenienza in un’operazione di questo tipo? Il tema, oltre alle economie di scala e di scopo, è sempre quello del taglio di costi per recuperare marginalità, che le società della galassia 3G Capital eseguono con precisione che non si fatica a chiamare “spietata” attraverso una serie di manager (brasiliani nella gran parte dei casi) capacissimi in queste operazioni. Nel caso specifico ad operare il cost cutting, che si basa su principio dello “zero budget”, sarebbe Bernardo Hees, gran capo di KraftHeinz. Quest’ultimia società ha un margine operativo del 23% circa, contro il 15% di Unilever e i nuovi proprietari cercherebbero di chiudere questo gap.