Il Made in Italy agroalimentare negli Stati Uniti ha raggiunto nel 2016 il record storico di 3,8 miliardi di euro, grazie ad una crescita del 78% negli otto anni dell’amministrazione Obama. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat dal 2008 al 2016. Nel 2016 gli Stati Uniti si sono collocati al terzo posto tra i principali Italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna, per un importo – il 10% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane nel mondo – di 38,4 miliardi. Il vino è il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016) secondo le analisi della Coldiretti.
La spinta di Michelle
A far quasi raddoppiare la presenza del cibo italiano negli Stati Uniti è stata certamente – sostiene la Coldiretti – la spinta verso un’alimentazione più attenta alla salute dell’amministrazione Obama e della stessa first lady Michelle. L’azione di sensibilizzazione di Michelle Obama ha certamente contribuito alla diffusione oltre oceano della dieta mediterranea in alternativa al fast food, spingendo il successo dei prodotti e della ristorazione Made in Italy. L’azione positiva di Michelle Obama a supporto della buona alimentazione è iniziata nella primavera 2009 appena successiva all’insediamento alla Casa Bianca, con la realizzazione di un rivoluzionario orto dove educare i bambini in visita alla conoscenza delle regole della natura, della stagionalità e alle proprietà dell’ortofrutta. Nello stesso anno a luglio, in visita a Roma, Michelle Obama ha scelto nel ristorante “I maccheroni” un menu a base di assaggi di pasta alla carbonara, lasagna e amatriciana accompagnati di vino rosso e prosecco, facendosi notare per la richiesta della “doggy bag” con gli avanzi della cena come segnale contro lo scandalo degli sprechi alimentari, che nei paesi più sviluppati riguarda il 30 per cento del cibo acquistato.