Presidente Obama, siamo così felici di essere qui con lei. Abbiamo solo 7 anni. Che cosa possiamo fare per nutrire il pianeta? Noi la amiamo! Cole & Parker. Cole, Paker, Joshua e tutti voi, noi… Ovunque abitiate posso garantirvi che ci sono persone che soffrono la fame anche intorno a voi. La prima cosa da fare è agire localmente, aiutare i singoli, dare loro speranza… Con l’aiuto dei genitori, della scuola, della comunità tutta. È un primo passo. E possono farlo tutti. Anche a 7 anni. È l’appello che Barack Obama, 44esimo presidente degli Stati Uniti d’America, ha lanciato dal palco del Global Food Innovation Summit promosso da Seed & Chips alla fiera TuttoFood in corso al Rho Fiera, a Milano, rispondendo alla letterina di alcuni scolari. Un messaggio di speranza, certo, ma anche un invito concreto a rimboccarsi/ci le maniche.
Standing ovation
Accolto da una standing ovation da alcune centinaia di «fan» tra cui gli ex premier Matteo Renzi e Mario Monti, i ministri Carlo Calenda, Valeria Fedeli e Maurizio Martina, ex ministri, tra cui Paolo De Castro, autorità tutte, con in testa il sindaco di Milano Beppe Sala e il prefetto Luciana Lamorgese, imprenditori, e semplici curiosi disposti a pagare fino a 850 euro per il biglietto d’ingresso, Obama ha parlato a braccio per più di un’ora. Per poi intrattenersi per altri 45 minuti in un duetto con lo chef Sam Kass, classe 1980, che ha lavorato alla Casa Bianca fino al 2014, come chef-consigliere politico del presidente per la politica nutrizionale e anima della campagna Let’s Move voluta da Michelle Obama per combattere l’obesità negli Usa. E proprio circa la «sua» Michelle, Barack Obama è stato categorico: Il suo successo si deve all’approccio “da genitore” e non da “policy maker”: agisce pensando alla salute dei figli, suoi e degli altri, e lo fa in un modo assolutamente pratico. Per lei il cibo deve essere genuino, conveniente, facile da preparare…. Che sia la formula giusta per tutti?
Cambiamenti climatici
Agire sui cambiamenti climatici. È questa la vera sfida da vincere per Barack Obama. Perché definirà i contorni del secolo che viviamo più drammaticamente di ogni altra questione. E riguarderà tutti: Paesi grandi e piccoli. Ai grandi il compito di guidare la rivoluzione. Così Barack Obama ha difeso a spada tratta quanto fatto per l’ambiente e l’energia pulita durante il suo doppio mandato da Presidente. Solo un paio di esempi: negli otto anni in cui sono rimasto alla Casa Bianca l’energia prodotta dal vento negli Stati Uniti è triplicata; quella prodotta dal sole è aumentata di 10 volte ha detto Obama. E quel che più conta, il costo di produzione tra energia da fonti fossili e fonti “green” si è sostanzialmente allineato. E ancora: l’amministrazione Trump sta facendo marcia indietro su questo fronte? Resto fiducioso che l’America tutta saprà mantenere la retta via. E fa l’esempio dello Stato della California che nonostante il dietrofront sulle emissioni automobilistiche fatto dal Governo centrale ha deciso addirittura di innalzare l’asticella. E di marciare dritto verso obiettivi di salvaguardia ambientale ancora più rigidi. Lo stesso vale per le imprese private che con le loro politiche di sostenibilità possono fare la differenza, adottando atteggiamenti più «virtuosi» di quelli imposti dalla legge.
Lavoro al centro
E a proposito di automobili… Che cosa succederà quando le auto senza guidatore saranno realtà? si chiede Obama. E, anzi, precisa: Sono già realtà, a dire il vero. C’è qualche limite regolatorio ancora da definire, ma sostanzialmente ci siamo. E poi?. Nei soli Stati Uniti ci sono 4-5 milioni di persone che ogni giorno si guadagnano da vivere guidando bus, camion, treni… Che ne sarà di loro? E di tutti coloro che usciranno necessariamente dal mercato del lavoro a causa dell’inevitabile e auspicabile progresso tecnologico? Per Obama chi sta ai vertici deve agire proprio su questo punto. E deve farlo ora. Perché tra 20-30 anni questa sarà la realtà. Per il 44esimo presidente degli Stati Uniti d’America la risposta in definitiva sarà: lavorare meno per lavorare tutti. E la sfida sarà garantire condizioni dignitose, più che dignitose, a tutti. In tutti i settori merceologici. Perché non c’è mercato immune da tale evoluzione. È inevitabile dice Obama. Ed è giusto che sia così. L’importante è agire per tempo.
Stop allo spreco alimentare
Su scala mondiale lo spreco del cibo ammonta al 30% del totale prodotto. E negli Stati Uniti sfiora addirittura il 40%. È inaccettabile prosegue Barack Obama e mette in guardia contro quello che definisce un problema prima di tutto culturale. Parla di spreco di cibo, ma cita lo spreco in generale. Rivolgendosi ancora una volta a Cole & Paker e in definitiva a tutti noi: Spegnete la luce quando uscite da una stanza, regolate la temperatura in casa, non abusate del condizionatore d’aria… . Piccoli gesti, insomma, ma che possono fare la differenza. E per Barack Obama la faranno. Anche fronte business. Perché non c’è nessuna azienda al mondo che voglia sprecare insiste. Sprecare costa. Ed, evidentemente, non ha alcun senso. E anche mangiare male costa. Parecchio! L’esempio è ancora una volta a stelle e strisce: il 30% del budget del sistema sanitario USA è “risucchiato” da malattie determinate dal fumo e dalle cattive abitudini alimentari. Michelle ha fatto di tutto per farmi smettere di fumare ha ricordato Obama. Alla fine ce l’ho fatta. E ne sono davvero felice. Il resto è demandato a quello che mettiamo sulle nostre tavole giorno dopo giorno. Occhio! La parola d’ordine è: prevenzione!