Non è raro, nel business, che una minaccia si traduca in opportunità. Affrontare una difficile situazione di mercato può talvolta suggerire strategie innovative, capaci di dare nuovo slancio al proprio business. Sembra sia capitato proprio questo alla distribuzione brick&mortar americana, secondo un recente studio pubblicato da Blooomberg. Nonostante i media negli ultimi anni abbiano evidenziato a più riprese la crisi dei grandi store, messi in difficoltà dalla concorrenza dei canali online, in realtà secondo Bloomberg i canali fisici hanno saputo reagire molto bene alla concorrenza dell’e-commerce, tanto che nel primo trimestre del 2017 la distribuzione brick & mortar a stelle e strisce è cresciuta addirittura del 4,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Non solo. Nel 2017 sono state annunciate aperture per un totale di 2.861 nuovi negozi, da Dollar General a Dollar Tree, Autozone, Ulta, Kroger, Tj Maxx ecc… Per non parlare dei distributori online che hanno cominciato ad aprire negozi, come Werby Parker, Bonobos, Amazon… Il motivo di tanta ‘salute’: i retailer hanno capito che ciò che più conta oggi, per i consumatori, è l’esperienza d’acquisto e hanno investito nella qualificazione del personale di vendita e nell’offerta premium.
In campo alimentare, questo significa dare spazio a prodotti che hanno una storia da raccontare, che sono in grado di abbinare sicurezza e gusto, che appagano non solo il gusto, ma la voglia di sognare. Non è un caso quindi che il mercato delle specialità alimentari, eccellenze locali che regalano forti esperienze sensoriali, registri un fatturato che cresce a due cifre di anno in anno: secondo le stime della Specialty Food Association, del +15,4% nei Retail Channels e del +13,7% nel Foodservice nel 2016 rispetto al 2014. Da qui l’importanza di mettere a scaffale l’italian food che per storytelling e gusto non è secondo a nessuno. E la conclusione che limitarne l’offerta, introducendo i dazi minacciati da Trump, potrebbe essere controproducente per gli stessi retailer, prima ancora che per i produttori italiani. I consumatori americani hanno ampiamente dimostrato di apprezzare il made in Italy non solo per il gusto, ma per l’universo di valori ed esperienza che sa esprimere. Non dargli quello che vogliono sarebbe un clamoroso autogol per tutti.
di Maria Cristina Alfieri