Asda ha annunciato l’intenzione di ridurre a 14 giorni i tempi per i pagamenti ai piccoli fornitori. Una misura rivolta inizialmente a 430 partner, legati da accordi commerciali inferiori alle 250 mila sterline all’anno, con agevolazioni che riguarderanno anche le condizioni contrattuali e l’accesso ai finanziamenti anticipati. Ma, nonostante questa iniziativa, l’idea che i suoi rapporti con la supply chain siano idilliaci non sembra affatto corrispondere alla realtà. Anzi, secondo un sondaggio di YouGov realizzato per l’organismo di controllo Groceries Code Adjudicator, la catena di proprietà del colosso statunitense Walmart sarebbe al contrario in fondo alla classifica di gradimento stilata dai fornitori britannici, proprio per le sue pratiche tutt’altro che rispettose del codice di regolamentazione.
Peggiora il giudizio su Asda
Ben il 12% dei 1.200 fornitori intervistati sostiene che Asda non applichi correttamente le normative stabilite dal Grocery Supply Code of Practice, e abbia invece l’abitudine di ritardare i pagamenti, oppure eludere i risarcimenti per gli errori di previsione. Il 19%, ancora, ritiene che le prassi commerciali del rivenditore siano peggiorate durante gli ultimi 12 mesi e, in media, nello stesso periodo su tre controversie sollevate dai fornitori, una ha riguardato Asda.
Aldi al top per il quarto anno consecutivo
Al vertice della classifica, per il quarto anno consecutivo, c’è invece Aldi, che intanto continua anche a incrementare velocemente la sua quota di mercato. Solo il 5% dei fornitori, infatti, punta il dito contro la condotta del discount tedesco che, al contrario, per quasi il 50% dei supplier applica il codice praticamente alla lettera. Segue Sainsbury’s, eletto ancora una volta il migliore tra i big four del mercato d’Oltremanica, davanti a Waitrose.
Tesco migliora le pratiche
Nel corso dell’ultimo anno, poi, Tesco e Morrisons hanno mostrato progressi significativi, recuperando posizioni. Se Morrisons ha lasciato l’ultimo scranno, occupato fino allo scorso anno, per il 54% degli intervistati l’approccio di Tesco è cambiato in meglio. Mentre il numero di fornitori che ha avuto problemi con il retailer è sceso al 18%, rispetto al 32% del 2016. Nel complesso, la percentuale di chi ha riscontrato violazioni del codice si attesta al 56%, in calo di sei punti. Non mancano però situazioni gravi. Solo qualche mese fa, per esempio, il quotidiano The Times ha riportato le pressioni subite da un’azienda inglese, obbligata da una catena a mettere a disposizione merce per un’iniziativa benefica, pena il depennamento dall’elenco dei fornitori.