Cellie: “Cibus con Macfrut per unire tutta la filiera agroalimentare”

L'amministratore delegato di Fiere di Parma spiega l'alleanza tra le due manifestazioni e gli obiettivi di Cibus 2018. Si punta ai 3.000 buyer, focus sull'Europa
Cellie: “Cibus con Macfrut per unire tutta la filiera agroalimentare”

Passato il lungo periodo della competizione solo campanilistica, e terminato l’insano desiderio – spesso politico – di costruire un polo fieristico ogni pie’ sospinto (tanto paga – o garantisce – Pantalone), gli Enti espositivi più importanti stanno facendo marcia indietro per stringere accordi e costruire sinergie territoriali e di contenuto che garantiscano loro maggiore visibilità interna e internazionale, e uno sviluppo dell’attività futuro. In questo solco si muove l’alleanza appena siglata tra il Cibus delle Fiere di Parma e il Macfrut di quelle di Cesena, ma ospitato presso il complesso espositivo di Rimini. Un’alleanza che non si fatica a definire “intelligente”, perchè le due vetrine dell’agroalimentare cadranno nel 2018 negli stessi giorni di maggio, e farsi la guerra di buyer dell’ortofrutta non sarebbe stato produttivo per nessuno. Meglio costruire un percorso comune che dia visibilità alle aziende legate alla due manifestazioni.

UNIRE LA FILIERA TRA PARMA E RIMINI

Con l’alleanza tra Cibus e Macfrut abbiamo capitalizzato quel che è stata l’esperienza della sinergia creata quest’anno tra Vinitaly e Cibus Connect – spiega a Food Antonio Cellie, amministratore delegato delle Fiere di Parma –. D’altronde un numero sempre crescente di buyer acquista sia l’ortofrutta di prima e seconda gamma, che sono il cuore di Macfrut, sia quella di IV e V gamma, le cui aziende produttrici vengono ad esporre tipicamente al Cibus. Potremmo dire, per sintetizzare il concetto, che è una alleanza positiva tra la parte alta e bassa della filiera, che dovrebbe incentivare i buyer esteri a venire in Italia durante le due manifestazioni”. Un’alleanza tra produttori e trasformatori, fiere a parte, sarebbe realmente auspicabile dato che le due anime del mondo alimentare sono strettamente correlate. Invece, come si vede anche nel caso del Ceta (l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada), le divisioni restano e le contrapposte pressioni verso la politica anche.

OBIETTIVO 3.000 BUYER PER CIBUS 2018

Per i buyer che faranno la spola tra le due manifestazioni è previsto un budget di 150mila euro che sarà stanziato congiuntamente dalle due fiere. Cibus – continua Cellie – ha a disposizione un budget per l’incoming dei buyer di circa 3,7 milioni di euro. Due milioni arrivano dalle Fiere di Parma e il resto sono fondi governativi, stanziati dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico Ivan Scalfarotto nell’ambito delle sue attribuzioni in materia di internazionalizzazione delle imprese e commercio estero. Con questi fondi contiamo di portare in Italia circa 3.000 buyer a Cibus 2018, in decisa crescita rispetto agli oltre 2000 del 2016 grazie ad un focus che faremo sulle catene di foodservice internazionali. Una scelta ben precisa di presidiare un settore che a livello mondiale cresce sicuramente di più rispetto a quello della grande distribuzione.

EUROPA E ASIA SOTTO LA LENTE

A livello geografico, quali aree del mondo saranno maggiormente oggetto di attenzione per l’incoming? “I paesi Asean (Indonesia, Thailandia, Malesia, Filippine, Singapore ecc., ndr) e la Cina sono sempre un focus di Cibus, per il ruolo sempre più centrale che avranno nell’economia mondiale. Ma l’edizione 2018 vedrà un’attenzione particolare verso l’Europa – sia la Ue sia i paesi terzi -, dove finisce il 70% di tutte le nostre esportazioni agroalimentari. La Russia sta tornano ad essere un mercato interessante, e nei maggiori Paesi occidentali è in atto un cambiamento dell’alimentazione verso uno stile più salutista. Per il cibo italiano di qualità questo è un momento irripetibile per consolidare la nostra presenza su quei mercati e sdoganare definitivamente alcune delle nostre produzioni. L’obiettivo è far entrare alcune delle nostre specialità nella dieta di tutti i giorni dei consumatori europei più attenti”. Sarebbe come aver fatto bingo.

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