Nonostante la corsa del preaffettato, trasversale alle aree e ai canali della distribuzione moderna, il mercato del prosciutto cotto conferma nel complesso un bilancio in flessione. Ma la ripresa del giro d’affari passa proprio per gli investimenti nel libero servizio, dove emerge anche una maggiore attenzione alla provenienza della materia prima e alla naturalità dei prodotti. La sfida tra i competitor, del resto, si gioca sempre più sulla capacità di soddisfare le esigenze dei consumatori evoluti, recuperando nel contempo anche la fedeltà alla marca.
Tutti i numeri
La categoria leader nel comparto salumi ha chiuso l’anno terminante a febbraio con un trend negativo sia a volume che a valore. Secondo i dati Nielsen, infatti, le vendite totali si sono attestate a circa 100 milioni di kg, in discesa dell’1,4%, mentre il giro d’affari non ha superato gli 1,65 miliardi di euro, con una contrazione del 2%. Il prodotto al taglio si conferma come segmento principale, rappresentando il 76,8% delle quantità complessive e registrando un calo delle vendite pari al 3,1%, più accentuato nella distribuzione moderna dove raggiunge il 3,5%. Avanzano invece gli affettati che portano al 18,1% il loro market share complessivo, con le quantità in rialzo del 6,7% e il fatturato in aumento del 3,9%, grazie a una performance positiva cross-area e cross-canale, se si eccettuano le superfici tradizionali. Dietro ai due segmenti principali ci sono i cubetti e i tranci, con una quota a volume rispettivamente del 3% e del 2,1%. Se però le vendite dei cubetti incrementano del 2,8%, quelle dei tranci arretrano del 7,4%.