A poco meno di quattro anni dalla sua cessione a Generale Conserve, il marchio De Rica cambia nuovamente proprietario e passa al Consorzio Casalasco (Pomì) di Rivarolo del Re, paese della bassa provincia di Cremona. Nel dicembre 2013 era stato ceduto da Conserve Italia alla società ligure del tonno Asdomar, desiderosa di diversificare nell’ambito di un progetto di made in Italy alimentare. Ma di quel piano non c’è più traccia ormai, dato che oltre De Rica la società genovese nel frattempo ha ceduto anche Manzotin (al gruppo Cremonini) e il suo “creatore” Vito Gulli è uscito dalla compagine azionaria.
De Rica resta in Italia
De Rica ritornerà nel piacentino, il territorio da dove il marchio è partito (è stato creato lì nel 1963 dall’imprenditore Luigi Tononi, ndr) – dice a Food Costantino Vaia, direttore generale di Casalasco -. Abbiamo mantenuto in Italia un marchio storico che ha un vissuto di qualità intorno al quale noi stiamo costruendo un progetto strategico per esaltarne al meglio le qualità e potenzialità. Vaia per il momento non si sbilancia sul futuro assetto del marchio appena acquisito, che dovrebbe essere prodotto nello stabilimento di Gariga di Podenzano, in provincia di Piacenza. Nessun accenno neanche al prezzo pagato a Generale Conserve (non si tratta comunque di un investimento oneroso in termini assoluti), che torna a concentrarsi sulle conserve ittiche da cui era partita. E’ troppo presto per entrare nello specifico del futuro di De Rica, che vogliamo sviluppare così come abbiamo fatto con il nostro marchio portabandiera, Pomì, che è arrivato sotto le nostre cure a un fatturato di circa 40 milioni di euro partendo da qualche milione. De Rica, ricondotto a una realtà di filiera specializzata come la nostra, ha potenzialità da esprimere sia in Italia sia all’estero. Fuori dai nostri confini è già distribuito in Olanda, Gran Bretagna, Francia, Hong Kong, Indonesia e Stati Uniti, dove Casalasco è già presente con la filiale diretta americana che sviluppa circa una quindicina di milioni di dollari con i prodotti Pomì.
Non solo pomodoro per il brand acquisito
La società non ne fa menzione esplicita al momento, ma la strategia di marketing di Generale Conserve di puntare sul pomodoro “vallivo” per il brand De Rica sarà modificata per adattarla a quelle che sono le produzioni dei circa 370 conferitori di Casalasco, che andranno a sostituire quelli della vecchia gestione e che anche nella campagna 2017 dovrebbero garantire almeno 550 mila tonnellate di prodotto da trasformare, nonostante la siccità di quest’anno. E’ certo, inoltre, che il brand De Rica sarà utilizzato anche per le conserve vegetali ed è probabile che sbarchi presto anche nei sughi pronti, un prodotto sempre più apprezzato anche in Italia, oltre che all’estero, per il suo contenuto di servizio. Il posizionamento di prezzo sarà sicuramente in fascia premium, lasciando a Pomì il presidio della pancia del mercato. In termini di quota di mercato, Casalasco post operazione deterrà il 6,7% del mercato italiano della passata e il 4,36% di quello della polpa.
Martina: origine in etichetta anche per il pomodoro
L’accoglienza del mondo cooperativo per quest’operazione che è stata decisamente positiva: la Ue.Coop-l’Unione Europea delle Cooperative ha parlato di “riscossa della cooperazione” mentre l’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari sottolinea che un altro prestigioso brand va ad aggiungersi agli altri importanti già esistenti nel mondo cooperativo come Cirio, Valfrutta e Pomì. E poi non va dimenticata l’operazione Mutti – Copador, che contribuisce a concentrare ancor più un mercato sempre più per specialisti. Con l’occasione il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha annunciato che anche il pomodoro trasformato avrà la sua tracciabilità di filiera obbligatoria in etichetta, come già succede per la pasta, il riso e il latte.
260 milioni di euro di target per il 2017
Il Consorzio Casalasco ha chiuso il 2016 con un fatturato netto all’incirca pari a 223 milioni di euro (il dato puntuale non è stato comunicato), in leggero calo rispetto al 2015. Il margine operativo lordo (ebitda) si è attestato a 25,9 milioni di euro e rappresenta l’11,6% del fatturato, mentre l’indebitamento netto al 31 dicembre era ai 141,6 milioni. Per il 2017 l’obiettivo di ricavi è stato fissato a 260 milioni di euro, grazie anche agli investimenti resi possibili dall’iniezione di 15 milioni di euro di capitale di Simest.