Persino Aldi, tra i rivenditori più scettici verso la svolta digitale e l’e-commerce, alla fine ci ha siglato un accordo strategico. Il discount tedesco, prossimo ad aprire i battenti anche in Italia, nel mercato americano infatti collabora da alcuni mesi con Instacart, per la vendita di prodotti alimentari a Los Angeles, Dallas e Atalanta. Una costante, quella di coinvolgere la startup californiana nei servizi di delivery, che si ripete in maniera puntuale da qualche anno e, dopo l’affare Whole Foods, sembra essere diventata ormai una vera e propria moda per gran parte della Gdo a stelle e strisce. La società specializzata nella consegna a domicilio della spesa, valutata 3,4 miliardi di dollari, quest’anno ha già ricevuto investimenti dai fondi di venture capital per 413 milioni, mostrandosi come una delle realtà più dinamiche nel settore a livello globale. Merito della sua capacità di applicare la sharing economy al food delivery, offrendo un servizio semplice ed estremamente efficace. Tramite sito web o l’app, il cliente può riempire il carrello virtuale con i prodotti preferiti direttamente dal negozio che conosce, ricevendoli poi a casa generalmente entro un’ora. Ciò grazie a una rete di fattorini privati e indipendenti, che per il loro lavoro ricevono una percentuale da Instacart. Davvero poco, in verità, visti anche gli scioperi di questi giorni, con lavoratori che denunciano compensi da un dollaro all’ora e pressioni per non accettare le mance.
Il lungo elenco dei partner
Attualmente, i retailer statunitensi che collaborano o hanno avuto relazioni con Instacart sono addirittura 165. Tra questi spiccano Kroger, Costco, Publix, Stop & Shop, Wegmans, Heb. Proprio in questi giorni, inoltre, il player ha annunciato la sua prima partnership internazionale, grazie a una sinergia con la catena canadese Loblaw.
E’ il turno di Albertsons
In ordine di tempo, invece, l’ultimo grande rivenditore ad aver annunciato una sinergia con il network è Albertsons, presente in 35 Stati con diverse insegne. Senza rinunciare ai suoi programmi di e-commerce e home-delivery, la catena dalla metà del prossimo anno si avvarrà dei servizi di Instacart negli oltre 1.800 store di sua proprietà. Una mossa, dunque, che per gli analisti dimostra l’intenzione dell’insegna di potenziare rapidamente il canale online, per non subire passivamente le offensive di Amazon.
Uno scenario imprevedibile
Ma l’ombra di Jeff Bezos è più che mai in agguato. Tra i principali clienti di Instacart c’è infatti anche Whole Foods, legata a doppio filo da un contratto che scade nel 2021 e da importanti finanziamenti erogati appena lo scorso anno alla startup, ben prima del matrimonio con il colosso dell’ecommerce. Considerato allora il flop di Amazon Fresh, che starebbe sospendendo le attività in diversi Stati americani, potrebbe profilarsi quindi un clamoroso colpo di scena. Insomma, non è affatto da escludere che presto Amazon possa mettere le mani su Instacart, con buona pace di Albertsons e di tutti gli altri.