C’è stato un tempo in cui i pranzi e le cene in famiglia erano condivisione dello stesso cibo e occasioni di educazione dei figli ad accettare la dieta che veniva considerata migliore. È nella memoria di tanti baby boomer e non solo, l’insistenza materna nel far mangiare la carne o i rimproveri paterni per il rifiuto di qualche filo di grasso nella fettina. Oggi pranzi e cene in famiglia sono sempre più la sommatoria di tanti menu quanti sono i membri intorno al tavolo.
Ognuno col suo piatto
I numeri del Censis parlano chiaro: nel 27% delle famiglie con figli, per il pranzo o la cena familiare si cucinano pietanze diverse per i vari membri. Persino il 13% delle persone che vivono sole dichiara che i pranzi e le cene a cui partecipano in famiglia sono sommatorie di pietanze individuali. Sono dati che descrivono la sempre maggiore individualità nel rapporto con il cibo, che dipende dai gusti e anche dalla crescente attenzione agli impatti sulla salute. C’è un indubbio boom delle intolleranze alimentari, vere o presunte (il 16% degli italiani se ne dichiara affetto), quota che diventa addirittura il 25% tra i Millennials a cui vanno aggiunte le vere e proprie allergie o patologie legate a specifici alimenti.
Diete personalizzate
Risulta quindi evidente che l’esigenza di personalizzare le diete quotidiane in famiglia contribuisce al successo di alcune tipologie di alimenti, a cominciare dai piatti pronti o di facile e rapida fruibilità. Non sorprende che mangi regolarmente cibi già pronti (solo da scaldare nel forno o nel microonde, come primi piatti italici cous cous o zuppe ecc.) ben il 62,5% degli italiani e il 66% delle famiglie con figli. Così come non sorprende che il 62,1% degli italiani e il 65,8% delle famiglie con figli mangi cibi semipronti come torte, purè, risotti, la cui confezione fornisce ingredienti solo da mettere insieme e cucinare. La necessità di contemperare i tempi stretti del quotidiano e la varietà dei menu probabilmente impatta anche sulla tendenza ad acquistare scatolame da parte del 49% delle famiglie italiane e surgelati da parte del 60,5 per cento.
Mangiare di fretta
In generale, dai dati di un’indagine Censis emerge che ben il 75,1% degli italiani ritiene che la facilità e rapidità di preparazione sia un aspetto importante nella scelta dei cibi da acquistare. Aspetti che denotano l’estrema pragmaticità che oggi connota il rapporto con il cibo degli italiani, che non vogliono certo rinunciare a qualità e buona salute, ma al contempo non possono prescindere da un’efficace gestione del tempo. Pensare che l’esigenza di cucinare in fretta debba per forza trovare soluzione nel junk food è un errore, perché non tiene conto di quanto l’industria alimentare italiana del food sia oggi in grado di mettere in campo unendo praticità e salubrità. Ed è importante che a fronte di questa esigenza, tutta gli attori della filiera del cibo non perdano mai di vista l’articolazione delle esigenze del consumatore contemporaneo, che non accetta visioni unilaterali, così come rigetta il diktat tra buona salute, velocità di cottura e messa in tavola. La potenza dell’Italian food, quindi, è di certo legata all’eccellenza della sua qualità e alla genuinità dei prodotti, ma anche sempre più alla capacità dell’industria alimentare di garantire la qualità e la genuinità con format in linea con gli stili di vita contemporanei.