Chi vince e chi perde sullo scacchiere internazionale del retail? Quali sono le formule vincenti in un mercato sempre più complesso e competitivo dove il consumatore è sempre più critico, informato, esigente e digitale? Per rispondere ci viene in aiuto una ricerca che la società di consulenza Deloitte pubblica a cadenza annuale, che si intitola ‘Global Powers of Retailing’, nella quale si analizza il settore della distribuzione a livello globale e si dà conto dei 250 più importanti gruppi mondiali, ordinandoli per fatturato prodotto.
LA SOSTANZA VINCE SULLA FORMA
In pieno boom tecnologico, contraddistinto dalle meraviglie del commercio elettronico e della logistica just in time, nel mondo dell’esperienzialità a 360 gradi (brutto termine coniato dal marketing), dei restyling dei punti di vendita più simili a boutique che a supermercati (Carrefour docet), del declino delle grandi superfici, della prevalenza del servizio che deve mettere al centro il cliente, chi avanza poderosamente in classifica il discount alla tedesca, che bada alla sostanza più che all’estetica . Quindi – esasperando un po’ i termini della questione – potremmo dire che vince chi sembra non aver seguito le direttrici di sviluppo prese negli ultimi anni dai tanti competitor globali, ma è rimasto saldamente ancorato ai fondamentali della distribuzione. Come se l’evoluzione della specie verso un approccio più sofisticato non avesse cancellato i modelli semplici, ma anzi ne avesse in qualche modo favorito il ritorno. La cosa interessante è che questi modelli vincono ovunque o quasi. Ovviamente in Germania, ma anche…
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