Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), trattato di libero scambio tra Canada e UE entrato in vigore in via provvisoria il 21 settembre scorso, è entrato nel mirino del governo italiano che intende chiedere alla maggioranza parlamentare di non votarlo. Mossa che – data la necessità di ratifica dall’unanimità dei 28 Paesi UE – porterebbe alla caduta dell’accordo.
PRODUTTORI SU FRONTI OPPOSTI
La ratifica, o l’abbandono, del trattato hanno tra l’altro spaccato il mondo dell’agricoltura italiana. Da una parte Coldiretti, che da due anni si oppone al CETA denunciando la protezione troppo scarsa per le eccellenze italiane e la possibile diminuzione dell’export di formaggi e vini in Canada. Sul fronte opposto Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Coop, uniti nel sostenere che la tutela di 41 denominazioni è comunque un passo avanti rispetto al passato.
UN BUON ACCORDO PER IL MONDO DOP E IGP
Larga parte del mondo delle DOP e IGP italiane, sostiene il CETA. Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio di tutela dal Grana Padano nonché dell’Associazione italiana consorzi Indicazioni Geografiche (AICIG, che rappresenta tutte le DOP e IGP, non solo quelle del lattiero caseario) è convinto che il trattato funzioni e vada ratificato per evitare una situazione un cui tutti fanno quello che vogliono. Nel 2017 le esportazioni in Canada dei prodotti DOP e IGP del settore lattiero-caseario sono cresciute del 5%, a 51 milioni di euro, e nel primo trimestre 2018 del 3,5%.
I PRINCIPI INTRODOTTI DAL CETA
Con il CETA – argomenta Baldrighi – è stato introdotto il principio, mai accettato prima dai paesi anglosassoni, delle Indicazioni Geografiche: il marchio non può essere utilizzato se si è al di fuori del Consorzio. Per quanto riguarda poi i dazi, sono stati abbattuti del 90%. Prima del CETA le licenze per i formaggi europei verso il Canada si fermavano a 11mila tonnellate l’anno, e andando oltre si pagava un dazio del 238%. Con il CETA è stato concordato in 5 anni un valore di 29mila tonnellate. Infine, il trattato comporta il divieto delle emulazioni. Per Baldrighi è questo il vero baluardo dell’Italian sounding. Il parmesan messicano commercializzato in Canada non può più utilizzare simboli che richiamino l’Italia, come il tricolore o il Colosseo: occorre inserire il Paese d’origine.
LA PROPOSTA DI AICIG A CENTINAIO
Istituire un tavolo tecnico nazionale che possa valutare gli esiti di applicazione del CETA: questa è la richiesta che l’AICIG formula al Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, alla luce della sua presa di posizione nei confronti dell’accordo con il Canada. Infatti, dopo un’iniziale bocciatura netta del CETA il ministro Centinaio si è spostato verso una posizione più attendista: Nessuno ha fretta di portare il CETA in Aula. Vogliamo capire con dati concreti se è realmente vantaggioso per l’Italia: ad oggi ci sembra di no. Il presidente di AICIG Cesare Baldrighi concorda: Siamo d’accordo con il Ministro Centinaio rispetto alla necessità di arrivare ad un’oggettiva valutazione degli effetti del CETA sull’economia agroalimentare nazionale. È utile, anzi necessario, istituire un tavolo tecnico nazionale che valuti bene gli esiti di applicazione del CETA e la successiva previsione. Al tavolo non dovrà mancare la presenza di AICIG per portare dati oggettivi, numeri concreti e verificare l’effettiva applicazione dei contenuti dell’accordo rispetto ai prodotti DOP e IGP, al fine di formulare un giudizio completo, obiettivo e definitivo. L’Unione Europea, per aiutare questa riflessione, ha deciso di realizzare uno studio per verificare l’impatto del trattato sull’agroalimentare italiano.