ISMEA, agroalimentare più forte dopo la crisi

Buone notizie dall’ultimo rapporto sulla Competitività dell’agroalimentare italiano. Primato storico per l’export, che cresce più di quello dei competitor europei

Il Made in Italy agroalimentare è una grande risorsa per il Paese: 61 miliardi di euro di valore aggiunto, 1,4 milioni di occupati, oltre un milione di imprese e 41 miliardi di euro di esportazioni. Sono i numeri che emergono dall’ultimo Rapporto sulla competitività dell’agroalimentare italiano presentato da ISMEA alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio.

UN RUOLO RAFFORZATO

L’agroalimentare esce dal decennio di crisi con un ruolo più forte nell’economia italiana, dimostrando una grande tenuta e una buona capacità di agganciare la ripresa – ha sottolineato il direttore generale di ISMEA Raffaele Borriello. I segnali positivi sono numerosi: crescita della produttività del lavoro, ripresa degli investimenti, capacità di declinare la multifunzionalità e la qualità, con primati sul fronte dell’agricoltura biologica e delle indicazioni geografiche DOP e IGP”. Dall’analisi del Rapporto emergono ancora i problemi legati agli squilibri strutturali della filiera agroalimentare italiana, dove la componente produttiva risulta fortemente penalizzata, con margini bassi in favore della logistica e della grande distribuzione.

 

Valore aggiunto dell'agricoltura nell'UE ISMEA
Valore aggiunto dell’agricoltura italiana nell’UE (dati ISMEA-NIELSEN)

DA ISMEA BUONE NOTIZIE SULL’EXPORT DEL MADE IN ITALY

Con un valore di 41 miliardi di euro a fine 2017, l’Italia ha raggiunto il suo primato storico e detiene una quota sulle esportazioni agroalimentari dell’UE (quasi 525 miliardi di euro) pari all’8%. Negli ultimi cinque anni le esportazioni italiane del settore sono aumentate del 23%, più di quelle dell’UE (+16%). Il ruolo del Made in Italy nelle esportazioni del settore primario europeo emerge chiaramente analizzando le prime cinque voci, per le quali l’Italia è leader. Così all’Italia si deve il 35%-36% dell’export europeo di mele e di uva, il 47% di quello di kiwi, il 61% di quello di nocciole sgusciate, il 35% di quello di prodotti vivaistici.

Valore aggiunto e produzione industriale in Italia ISMEA
Valore aggiunto e produzione industriale dell’agroalimentare in Italia (dati ISMEA-NIELSEN)

 

PRODOTTI ALIMENTARI TRASFORMATI

Anche sulle esportazioni comunitarie di prodotti alimentari trasformati l’Italia gioca un ruolo di primissimo piano. E’ infatti il primo esportatore di pasta e di conserve di pomodoro con una quota del 65% circa del valore dell’export UE. Nel caso dei vini e dell’olio d’oliva scende in seconda posizione, incidendo rispettivamente per il 27% e per il 23% delle esportazioni europee. Infine, con una quota del 13% l’Italia è il quarto esportatore UE di formaggi e latticini.

 

MERCATI DI SBOCCO

Guardando infine ai mercati di sbocco, si evidenzia in particolare il successo competitivo su Paesi a domanda più dinamica come Bulgaria, Lettonia e Romania. Progressi importanti si sono registrati in Ucraina, Brasile, Marocco; positivi, ma meno significativi, gli aumenti della quota dell’export agroalimentare italiano in Australia, Stati Uniti, Canada, Argentina e Cina.

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