Annunciato un paio di mesi fa, il progetto della maggioranza di governo sulla reintroduzione delle chiusure domenicali degli esercizi commerciali procede. Le due anime della maggioranza stanno ancora cercando di elaborare una strategia comune. A livello di proposte di legge, si va da un’abrogazione di fatto – targata Lega – delle liberalizzazioni di orari e giorni varate dal governo Monti alle proposte più soft del movimento 5 Stelle, che prevedono una quota massima annuale di aperture festive: da 10 a 12. In attesa di una mediazione, che dovrebbe comunque portare ad una modifica della legislazione vigente entro dicembre, il mondo della distribuzione ha già iniziato a protestare.
FEDERDISTRIBUZIONE: “ECONOMIA DEBOLE, NO ALLE CHIUSURE”
In una nota, Federdistribuzione ricorda che i dati Istat sul commercio al dettaglio relativi al mese di luglio 2018 registrano un calo del -0,6% rispetto a luglio 2017 nelle vendite a valore. L’alimentare segna un +0,2% e il non alimentare un -1,0%. Il dato cumulato gennaio-luglio evidenzia una parità assoluta a valore e -0,6% a volume. “Siamo di fronte all’ennesimo segnale preoccupante sulla crescita del Paese, ancora troppo debole e in rallentamento – dichiara Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione. In questo scenario, alterato in termini concorrenziali a favore delle vendite online che non sono sottoposte a vincoli su promozioni e sottocosto che invece limitano il dettaglio offline, si ricomincia a discutere su ulteriori freni al commercio fisico, come potrebbero essere le eventuali chiusure domenicali e festive dei negozi. Un’impostazione che non tiene conto della reale situazione in cui versa il commercio facendo un ulteriore regalo all’e-commerce, che toglie servizio ai consumatori e che avrà inevitabili impatti in termini occupazionali e di minori consumi”. Secondo l’associazione, proprio “il contrario di ciò di cui avrebbe bisogno il Paese, cioè un forte sostegno ai consumi per irrobustire la crescita e una valorizzazione del mondo distributivo, che ha attraversato la crisi garantendo convenienza, occupazione e tutela del potere d’acquisto dei cittadini a scapito della propria redditività” .
CONAD: PROPOSTE INACCETTABILI
Ancora più dura Conad, che in una nota parla di “una proposta totalmente insensata e disancorata dalla realtà e dai bisogni reali dei consumatori e del mondo produttivo. Tale provvedimento, che limita fortemente la libertà di impresa, la concorrenza e la libertà di scelta dei consumatori riportando il Paese indietro di diversi anni, avrebbe ricadute negative sui consumi e sul PIL. Si stima che attualmente siano circa 19,5 milioni gli italiani che approfittano dei giorni festivi per fare acquisti, i quali verrebbero privati di un servizio di grande utilità. A questi effetti va sommato l’impatto non certamente positivo che la misura avrebbe sugli occupati della Grande distribuzione organizzata, settore che attualmente vede impiegati circa 450 mila addetti, a cui vanno aggiunti quelli dell’indotto. Stupisce, anzi, che in un momento di grandi difficoltà economiche le organizzazioni a tutela dei lavoratori non mostrino preoccupazione a fronte di una proposta che mette a rischio migliaia di posti di lavoro. Altro elemento di criticità – prosegue la nota di Conad – riguarda la possibilità, prevista nelle proposte di legge, di affidare alle Regioni il compito di regolamentare orari e giorni di chiusura, che avrebbe come diretta conseguenza quella di peggiorare un quadro normativo già frammentato, e che già oggi costituisce uno dei principali ostacoli allo sviluppo economico del nostro Paese. Si fa fatica quindi a comprendere l’utilità di una norma, che lungi dal tutelare i piccoli esercizi, costituirebbe soprattutto uno straordinario regalo ai colossi dell’e-commerce. Tanto più che le indagini condotte negli ultimi anni hanno riscontrato da parte dei consumatori un alto grado di apprezzamento nei confronti delle aperture domenicali. Contro questa decisione per noi inaccettabile – conclude Conad – poiché priva di buon senso e concepita al di fuori delle logiche di sviluppo ci opporremo in tutte le sedi, fino ad arrivare, se sarà necessario, alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea”.
CONTRARIA L’UNIONE CONSUMATORI
“E’ paradossale pensare alle chiusure domenicali” sottolinea dal canto suo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori (Unc). “Soprattutto in un momento di crisi nera per il commercio. I consumi scendono sia su base mensile che annua. Un fallimento i saldi. Diventa una priorità per il Governo concentrare le poche risorse pubbliche per aumentare il reddito disponibile di chi fatica ad arrivare alla fine del mese, invece di voler ridurre le tasse anche a chi sta meglio”.
CONFERSERCENTI E CONFCOMMERCIO FAVOREVOLI
L’eventuale ritorno alle chiusure domenicali incontra invece il gradimento delle organizzazioni che rappresentano il mondo del piccolo commercio al dettaglio. “Apprendiamo con soddisfazione la presentazione in Commissione Attività Produttive della proposta di legge della Lega che disciplina gli orari di apertura degli esercizi commerciali. Era tempo di dare un segnale a migliaia di italiani, imprenditori e lavoratori, che aspettano un intervento correttivo sulla deregulation totale oggi in vigore”. Così Confesercenti, a cui fa eco Confcommercio che auspica “una fase di dialogo e di ascolto per affrontare il tema nel merito evitando gli errori del passato con l’obiettivo di tenere insieme le esigenze di servizio dei consumatori, la libertà delle scelte imprenditoriali e la giusta tutela della qualità di vita di chi opera nel mondo della distribuzione commerciale”.