Se i numeri giocano a sfavore allora si deve puntare sulla qualità. Questa, in estrema sintesi, è la strategia che emerge dalla quarta edizione dell’Osservatorio sulla filiera dell’olio d’oliva, promosso da Oleificio Zucchi e Food per discutere i risultati dell’ultima campagna olivicola italiana e gli scenari di mercato. Al tavolo si sono seduti importanti attori da ogni anello della filiera: dal campo alla tavola, passando per lo scaffale.
I TREND DEL CANALE MODERNO
Secondo i dati presentati alla tavola rotonda da Alessandro Borghi di Nielsen, oggi all’interno della GDO, discount compresi, il mercato dell’olio nel suo complesso vale 1,3 miliardi di euro e rappresenta la 12esima categoria in assoluto; la quarta nel food confezionato. In questo scenario l’extravergine, nell’ultimo anno, ha sviluppato 822 milioni di euro di giro d’affari (-3,2%, 27 milioni di euro in meno sul 2017), 160 milioni di litri (6 milioni di litri in meno sul 2017, 22 milioni in meno negli ultimi sette anni) ed è stato acquistato perlopiù in promozione. Cosa si prevede per il 2019? Nielsen stima che il prezzo medio dell’olio evo aumenterà, con un conseguente fenomeno di polarizzazione degli acquisti tra i prodotti premium e low price. Allo stesso modo cresceranno i formati di taglia inferiore al litro.
OLIO: LA QUALITÀ AL PRIMO POSTO
A fronte di una campagna olearia negativa, con scarsi volumi e bassa qualità, c’è una filiera dinamica pronta a rimettersi in gioco per ripartire e un’industria di settore che investe in qualità, sostenibilità, trasparenza. È il caso di Oleificio Zucchi, come ha spiegato Manuel Sirgiovanni intervistato a margine della tavola rotonda: “Dopo aver completato il progetto di sostenibilità per gli oli 100% italiani e per i blend mediterranei, adesso vogliamo fare cultura del prodotto assieme ai retailer, illustrando al consumatore il valore aggiunto dei nostri oli. Indipendentemente dall’esito di annate di raccolta sfortunate come questa”
PIÙ VALORE ALLO SCAFFALE
In questo contesto la distribuzione non scivola sull’olio: competenza, riqualificazione degli assortimenti, valorizzazione delle cultivar autoctone sono i nuovi driver nella gestione della categoria. Le promozioni ancora incidono più del 55% sui volumi venduti, ma qualcosa sta cambiando. “Stiamo cercando sempre più di valorizzare la parte premium dell’assortimento a scaffale perché genera valore per l’intera categoria – ha spiegato Filippo Tozzato di Pam Panorama – . Discorso che vale anche per quanto riguarda la MDD: con il brand i ‘Tesori di Panorama’, ad esempio, abbiamo sviluppato una serie di referenze Dop e Igp che segmentano l’offerta e rispondono ai bisogni dei consumatori”.
Anche Unes sta portando avanti una politica di assortimento dello scaffale che privilegia le realtà locali e i prodotti d’eccellenza, come ha illustrato a Food il buyer Giovanni Medici: “Riscontriamo uno spostamento dei consumi verso gli oli extra vergine d’oliva d’alta gamma e puntiamo sempre più sui progetti monocultivar. Il nostro assortimento, ad oggi, si compone di circa 70 referenze, di cui 14 a marchio Viaggiator Goloso: una linea premium che, nei prossimi sei mesi, si arricchirà ulteriormente”.
All’Osservatorio sull’olio d’oliva ha partecipato anche Metro Italia che, seppur traslando il discorso sul canale del Cash&Carry, si allinea sui concetti di premium e territorialità: “Con un target di clienti come il nostro, esigente e sempre in cerca d’innovazione, non possiamo che rispondere con un assortimento articolato e di alta gamma – ha detto Marco Cosi –. Per l’olio siamo strutturati con una rete di buyer locali che lavorano direttamente sul territorio affiancando i produttori olivicoli“.