L’Italia ha chiesto all’Unione europea una proroga a fine 2021 per l’etichetta alimentare con l’indicazione d’origine degli ingredienti. Il primo aprile prossimo, infatti, scade la sperimentazione concessa dall’Ue di utilizzare questo strumento, su richiesta dei consumatori, in attesa di una decisione definitiva da parte di Bruxelles. Senza un nuovo intervento nazionale o comunitario entrerà in vigore una normativa comunitaria più blanda. Intanto i produttori italiani, a cominciare dalle aziende di pasta, confermano di voler continuare ad indicare la provenienza del grano in etichetta.
“Gli italiani continueranno a trovare nelle confezioni le informazioni sull’origine della materia prima. A prescindere da qualunque quadro normativo in materia, non cambierà la nostra trasparenza nel far sapere al consumatore da dove arriva il grano utilizzato per fare la pasta”. È il commento di Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani di Unione Italiana Food, sull’imminente entrata in vigore della nuova normativa europea sull’origine.
LA QUALITÀ DELLA PASTA ITALIANA
Il nuovo regolamento UE conferma quello che i pastai italiani dicono da tempo: l’origine del grano non è un indicatore di qualità o di sicurezza. Perché, ricorda Felicetti, “la qualità non conosce frontiere e non bisogna confondere l’origine con la qualità o con la sicurezza del prodotto. La sicurezza è garantita da stringenti normative comunitarie e da un rigido sistema di controlli nazionali, sia sulla materia prima nazionale, sia su quella importata, cui si aggiungono numerosi autocontrolli dei pastai italiani.”