A ridosso delle misure di liberalizzazione degli orari dei negozi contenute nel decreto legge 6 dicembre 2011 n. 201 “Salva Italia” del governo Monti convertito in legge il 22 dicembre e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre scorso, Esselunga ha divulgato in merito un commento, in cui l’impronta del patron Bernardo Caprotti è piuttosto evidente.
Lo pubblichiamo in versione integrale:
“Il recente decreto ‘Salva Italia’ ha liberalizzato gli orari di apertura al pubblico degli esercizi commerciali al dettaglio.
Cosa cambia? Ormai non molto, ma qualcosa.
– Veniamo da un tempo – normato dalle leggi 426 e 558 del 1971 – ove l’apertura era limitata a 8 ore giornaliere e a un massimo di 44 ore settimanali. Ciò, allo scopo di proteggere il piccolo commercio;
– con disposizione successiva, il compianto Ministro Marcora, nel 1987, accordava tempi di apertura più liberali: 13 ore giornaliere da attuarsi nella fascia oraria compresa tra le 8 del mattino e le 21 della sera; ed è così che, da anni, siamo dunque liberi di praticare questo orario di apertura, mentre solo in qualche negozio della Toscana apriamo dalle 7:30 alle 20:30. Abitudini locali.
– Dunque con la nuova legge, per quanto riguarda l’orario della settimana, nulla cambierà;
– diverso sarà per le aperture domenicali e festive, sebbene anche qui non si tratterà più, ormai, di una devastante rivoluzione, come artatamente viene presentata da alcuni.
Perché?
Perché anche sui “festivi” una parziale libertà è già in atto. Molti negozi infatti sono aperti circa 20/25 domeniche all’anno, che diverranno 47/48. Mentre i negozi posti in località turistiche già ora sono sempre aperti alla domenica.
Quello che cambierà veramente è che, sia chi vuol “fare la spesa” che noi operatori, saremo sgravati dal balletto settimanale di queste aperture a singhiozzo.
Ogni amministrazione comunale decideva, magari all’ultimo momento: Parma aperto, Bologna no, Seregno chiuso, Monza aperta. Una bella confusione.
Ora potremo pianifi care liberamente e razionalmente tutto il sistema: rifornimenti, organizzazione del lavoro, eccetera. E i clienti potranno “fare la spesa” in libertà. Anche tutti gli annunci stampa settimanali, una volta preso un ritmo all’inglese – ad esempio, tutte le domeniche aperti dalle 9 alle 19 – verranno a cessare. Certamente per molte migliaia di persone impiegate nelle “regioni” e nei “comuni” per gestire il balletto settimanale di cui sopra, assieme agli impiegati delle “associazioni”, commercianti, ambulanti, eccetera, andrà trovata una nuova più produttiva occupazione. Meno regole inutili, più semplicità.
Esselunga commenta la liberalizzazione degli orari
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