La pandemia da Covid-19 favorisce i consumi di alimenti bio in Italia, fino al record di 3,3 miliardi di euro (fonte: dati Ismea relativi al 2020). Secondo Coldiretti, ciò è dovuto soprattutto alla svolta green degli italiani costretti in casa dalla pandemia. Intanto la commissione Agricoltura del Senato italiano ha approvato la proposta di legge che prevede l’introduzione di un marchio specifico per identificare il cibo biologico italiano.
Nella legge in discussione è previsto anche l’impiego di piattaforme digitali, per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti. Il ddl rivede inoltre anche il sistema delle sanzioni per renderle efficaci contro le frodi del settore e quello dei controlli per garantire la terzietà dei soggetti incaricati.
BIO ITALIANO: NUMERI E PROSPETTIVE
La possibilità di riconoscere i prodotti di origine italiana rafforzerà ulteriormente, secondo Coldiretti, la leadership dell’Italia che è il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico. Sono ben 80.643 gli operatori coinvolti (+2% rispetto al 2019) mentre le superfici coltivate a biologico sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%) con percentuali a due cifre per la Provincia di Trento (+31,3%) e il Veneto (+25,4%).
Ma è il Sud a guidare la classifica delle superfici con il record della Sicilia su oltre 370mila ettari, a seguire la Puglia con 266mila ettari e la Calabria che sfiora i 208mila ettari. Al Centro, le prime tre regioni per superfici a bio sono il Lazio con 144mila ettari, la Toscana con oltre 143mila e le Marche con più di 104mila. Mentre al Nord la classifica è guidata dall’Emilia Romagna con 166mila ettari, seguita dalla Lombardia con 56mila ettari e dal Piemonte con quasi 51mila.
L’incidenza della superficie biologica in Italia ha raggiunto nel 2019 il 15,8% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) totale, il che posiziona l’Italia di gran lunga al di sopra della media Ue, che nel 2018 si attestava all’8%, e a quella dei principali Paesi produttori come Spagna (10,1%), Germania (9,07%) e Francia (8,06%).