È in costante aumento la presenza di Cassa Depositi e Prestiti nel food italiano. Secondo un’analisi del Sole 24 Ore, tra il 2019 e il 2020 sono state 2.891 le imprese supportate con oltre 680 milioni di euro. Tra queste figurano Molino Casillo, Consorzio Casalasco, Fileni Alimentare, Latteria Soresina, Gruppo Italiano Vini, Andriani, che hanno ricevuto finanziamenti ordinari per 288 milioni di euro, oltre ad una galassia di Pmi sostenute indirettamente attraverso banche e altri intermediari finanziari con 291 milioni di euro.
L’anno scorso, le risorse erogate da Cassa Depositi e Prestiti sono aumentate del +209% rispetto al 2019. Un exploit dovuto alla pandemia e all’apertura di nuove sedi operative di Cdp sul territorio. A spingere l’intervento ha contribuito, sempre secondo il Sole 24 Ore, anche l’accordo siglato nel 2019 con Coldiretti e Filiera Italia per fornire un servizio di supporto alle aziende associate. Sulla stessa lunghezza d’onda si preannuncia il 2021, che si è aperto con la sottoscrizione di una quota di 60 milioni (garantiti da Sace) del prestito obbligazionario emesso da Newlat Food.
IL SOSTEGNO ALL’AGRICOLTURA
Uno degli strumenti più utilizzati in agricoltura è il fondo rotativo di sostegno alle imprese, che coinvolge ministero delle Politiche agricole, Cassa Depositi e Prestiti e sistema bancario attraverso bandi pubblici. In pool con le banche, Cdp finanzia a medio-lungo termine, a condizioni economiche agevolate, i soggetti che realizzano gli investimenti ammessi alle agevolazioni pubbliche. La quota di finanziamento agevolato copre di norma il 50% del finanziamento, raggiungendo il valore massimo del 90% nei programmi di ricerca, sviluppo e innovazione.
In ambito agroalimentare sono stati 62 i contratti chiusi nel biennio, per un valore complessivo di 43 milioni (la quota Cdp). Nella maggior parte dei casi si tratta di iniziative interregionali focalizzate su specifici comparti, come nella filiera cerealicola “grano Armando zero residui”, che ha finanziato 43 aziende tra Puglia, Basilicata, Campania e Abruzzo. L’elenco dei cosiddetti Fri annovera anche contratti delle filiere pataticola (49,7 milioni di euro di investimenti attivati), bovina (25 milioni), ortofrutticola (contratto da 23 milioni) e vitivinicola (28 milioni).