Azioni e impegni concreti per affrontare il tema dell’inclusione femminile: è questa la filosofia che sta alla base di Close the Gap – riduciamo le differenze, campagna di Coop che coinvolge i fornitori di prodotto a marchio e lancia una call to action a vantaggio di soci e consumatori.
Come? In Coop degli oltre 56mila dipendenti il 70% è donna, nei membri del Cda la quota femminile supera il 44% e oltre il 32% dei ruoli direttivi sono ricoperti da donne. A ciò si aggiunge la componente femminile di più della metà dei soci volontari nei territori.
L’INIZIATIVA CLOSE THE GAP
L’impegno con la campagna Close the Gap è di rendicontare i risultati sul fronte della parità di genere, anno dopo anno. Per vincere questa sfida culturale sono previsti anche investimenti in formazione. E Coop coinvolgerà sia i dipendenti per sensibilizzarli all’inclusione, nei luoghi di lavoro e nelle relazioni con i consumatori, sia i fornitori di prodotto a marchio. Per creare comportamenti più virtuosi, inoltre, ogni anno verranno premiati quelli che favoriscono la parità di genere. La prima edizione è in programma a marzo 2022, un incentivo a varare o a migliorare le buone prassi legate all’equità della remunerazione e delle condizioni di lavoro delle donne.
E in previsione dell’8 marzo è stata rilanciata la petizione “Stop Tampon Tax! Il ciclo non è un lusso” sulla piattaforma Change.org, promossa dall’associazione Onde Rosa per tagliare l’Iva sugli assorbenti. Contemporaneamente dal 6 al 13 marzo in Coop gli assorbenti a scaffale saranno venduti con l’aliquota ridotta dell’Iva dal 22 al 4%, il traguardo a cui tende la petizione.
“Vogliamo percorrere con decisione la strada a favore di una cultura della diversità e dell’inclusione, non dandoci obiettivi di facciata – spiega Marco Pedroni, Presidente Coop Italia e dell’ Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-. I dati delle nostre realtà fotografano una situazione migliore della media nazionale. Per quanto attiene ad esempio la composizione dei nostri consigli di amministrazione o la presenza di donne nei ruoli direttivi sul totale degli occupati. Inoltre, le nostre cooperative contemplano nei contratti integrativi la presenza di Commissioni Pari Opportunità e la presenza di donne è al 50% tra chi frequenta i corsi formazione per posti di responsabilità. In molti punti della nostra rete vendita infine ci affidiamo a personale composto unicamente da donne; nei ruoli di caponegozio e capireparto ci attestiamo su un 43% di presenza femminile. Ma vogliamo fare di più e rendicontarlo, cercando di agire con più determinazione sul versante della leadership femminile che è un importante punto di arrivo”.
LA PROBLEMATICA DELLA NON PARITÀ DI GENERE
La Commissione Europea stima un costo legato alle disuguaglianze di genere di 370 miliardi di euro annuali per i Paesi membri. Sconforto emerge anche da dati del Global Gender Gap Index sui temi dell’equità di genere, dove l’Italia è al 76esimo posto tra i 153 censiti e al 17esimo sui 20 dell’Europa Occidentale.
“La pandemia ha aggravato una situazione già di per sé non ottimale – osserva Azzurra Rinaldi, economista, Università Unitelma Sapienza-. L’ultimo dato Istat riferisce che dei 101mila posti di lavoro persi a dicembre scorso 99mila erano femminili. Prima della crisi Covid, si era appena superato il 50% di donne occupate. Ma sono bastati i mesi pandemici per ritornare a un tasso di occupazione femminile del 48,6%”. Su ciò si inseriscono le dinamiche di squilibrio territoriale di cui il nostro Paese soffre. Il tasso di occupazione femminile è oltre il 60% nel nord del Paese, ma si ferma al 33% al sud. È anche un problema sistemico e cioè di efficienza economica perché l’Italia sta producendo molto meno di quanto potrebbe perché le donne non sono occupate.
LA QUESTIONE DELL’IVA SUGLI ASSORBENTI
“La disuguaglianza è generata in primis da elementi strutturali, come per esempio la scarsa rappresentanza di genere che non trasferisce modelli e quindi aspirazioni per le giovani donne, ma inizia anche dalle piccole differenze – dice Maura Latini, AD Coop Italia -. Come quella che si riscontra tra la tassazione dei prodotti di igiene e cura: gli assorbenti femminili, bene tutt’altro che di lusso, subiscono un’Iva del 22%. Quella dell’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti non è solo una questione economica, ma anche culturale. La scelta di tassare come bene di lusso un assorbente è un errore di valutazione e un messaggio sbagliato. Una discriminazione concreta contro la quale vogliamo contribuire ad attivare l’attenzione di donne e uomini. Per questo abbiamo raccolto il messaggio lanciato dalle giovani donne dell’associazione Onde Rosa che hanno sollevato il problema; mettiamo a disposizione i nostri punti vendita e la volontà e l’impegno dei nostri soci e dipendenti per segnalare il valore della richiesta, chiedendo che il tema entri nell’agenda pubblica”.
STOP TAMPON TAX
In previsione dell’8 marzo si è voluta rilanciando la petizione “Stop Tampon Tax! Il ciclo non è un lusso” sulla piattaforma Change.org promossa dall’associazione Onde Rosa per tagliare l’Iva sugli assorbenti. Contemporaneamente dal 6 al 13 marzo nei punti Coop tutti gli assorbenti a scaffale saranno venduti con l’aliquota ridotta dell’Iva dal 22 al 4%, ovvero il traguardo a cui tende la petizione. Mentre gli assorbenti della linea Vivi Verde Coop, già con aliquota ridotta perché compostabili, saranno in confezioni che invitano a firmare la petizione.
“La campagna di Close The Gap è un passo importante per la storia del “ciclo non è un lusso” – osservano da Onde Rosa –. Quando abbiamo lanciato la petizione eravamo un gruppo di ragazze che cercava di far sentire la propria voce su qualcosa di ingiusto. Ad oggi sono circa 500mila le persone che hanno firmato su Change.org per dire no alla Tampon Tax. Numeri importanti che ci spingono a continuare a presidiare il tema per portare un cambiamento”.
L’azione di Coop agisce su un segmento di mercato molto presidiato dalla grande distribuzione, dove si concentra la gran parte delle vendite di assorbenti femminili. In un anno sono circa 3,9 miliardi gli assorbenti venduti di cui 270 milioni in Coop. In termini di fatturato ciò si traduce in 400 milioni di euro di cui 72 sono Iva. Gli altri Paesi hanno già dato il buon esempio: Francia, Inghilterra, Belgio e Olanda hanno ridotto l’aliquota, Canada, Irlanda e l’India l’hanno abolita e la Scozia fornirà gratuitamente gli assorbenti. L’Italia finora è rimasta indietro in materia di Tampon Tax, una discriminazione oggettiva che andrebbe abolita.