In cima alle preferenze d’acquisto ci sono sempre più le clean label e i prodotti che richiamano la naturalità direttamente sulle confezioni. Meglio ancora se privi di additivi e conservanti, proposti in formati adatti allo snacking, nonché capaci di far leva sull’italianità della materia prima e la filiera certificata. All’interno del comparto salumi, quella del salame è, dati alla mano, una delle categorie che meglio sta riuscendo a interpretare i nuovi stili di consumo e le aspettative del mercato. Del resto, l’emergenza Covid e le limitazioni alla socialità hanno probabilmente contribuito a rilanciarne una percezione legata ai sentimenti di indulgenza, piacere edonistico e gratificazione sensoriale. Secondo i dati di IRI, nell’anno terminante lo scorso aprile, considerando insieme peso imposto e peso variabile, il mercato ha registrato nel complesso un incremento del +1% a volume, per 32,7 milioni di kg, e del +5% a valore, per 521,8 milioni di euro.
AFFETTATI SUGLI SCUDI
Nel complesso, è la categoria degli affettati a peso imposto a mostrare i risultati migliori, grazie anche agli investimenti dei player per ampliare l’assortimento e innovare su vari fronti. In prima fila ci sono le specialità regionali e le classiche Indicazioni Geografiche, come Felino e Finocchiona. Al centro delle strategie legate al lancio di novità vi è sempre più spesso un focus su benessere animale, tracciabilità di filiera e packaging ecosostenibile.
PIÙ SPAZIO NELLE PL
Dietro ai risultati del salame c’è dunque il ruolo assunto da diverse produzioni tutelate, che mostrano trend di crescita delle vendite superiori alla media del mercato. Dop e Igp, inoltre, si fanno largo nell’offerta a marchio privato, diventando protagoniste all’interno di nuove linee premium mirate a valorizzare eccellenze e tipicità del territorio. È il caso, tra gli altri, del Salame Felino Igp, il cui Consorzio di tutela punta molto anche in questa direzione.
OTTIMI RISULTATI PER IL SALAME CACCIATORE
Nel corso del 2020 i Salamini Italiani alla Cacciatora Dop non hanno risentito della tempesta Covid, chiudendo anzi l’anno con un incremento della produzione pari al +8,3%, a quota 3.974.074 Kg. Merito, in questo caso, anche del considerevole aumento della domanda per i prodotti confezionali e per i cosiddetti comfort food. Una tendenza pienamente confermata nel primo quadrimestre 2021, che ha visto le vendite a valore riscontrare un exploit del +18,6% rispetto allo stesso periodo del 2020.