Lo splendido Teatro Farnese di Parma (su gentile concessione del Complesso Monumentale della Pilotta – Ministero della cultura) ha ospitato il Food Summit 2021: un’occasione speciale per celebrare, insieme con un foltissimo parterre di manager dell’industria e del retail, i trent’anni del gruppo editoriale. A conclusione della seconda giornata di Cibus, il primo grande salone del Food & Beverage organizzato dopo l’emergenza pandemica, l’evento ha riunito un panel di aziende chiamate a confrontarsi sulle visioni, le sfide e le strategie da tracciare per il futuro.
Nel suo intervento introduttivo Paolo Dalcò, fondatore ed editore del Gruppo Food, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “concentrarsi sul proprio core business e fare meglio le cose che sappiamo fare. Per conquistare i consumatori, le aziende devono raccontare i loro punti di forza, il made in Italy, i nostri stili di vita. L’export è fondamentale: oggi esportiamo prodotti per 50 miliardi di euro, ma dobbiamo recuperare 100 miliardi di Italian Sounding: per questo sarà sempre più importante lavorare sulla sostenibilità, ma anche sugli accordi di filiera e le alleanze per essere sempre più competitivi sui mercati internazionali”.
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Uno sguardo sul futuro è quello delineato dalle due ricerche che hanno aperto i lavori. Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, ha indicato quattro direttrici: “Le prospettive di domanda rimangono favorevoli, sia in Italia che sui mercati internazional e le aziende italiane potranno continuare a contare sul mix di tradizione e innovazione che ha sostenuto il successo del food Made in Italy. Bisognerà tuttavia tenere conto della forte polarizzazione e investire sempre di più in sostenibilità, digitalizzazione dei processi e nell’efficienza delle filiere”. Dal canto suo, Marco Eccheli, Direttore Generale AlixPartners Italia, ha sottolineato che alcuni trend dopo la pandemia “stanno accelerando e generando evidenti contraddizioni al loro interno: si afferma il consumatore “self centric” ma sempre alla ricerca di conferme, che nell’alternativa tra online e negozio, ristorante o delivery, in realtà vuole tutte le opzioni. E vorrebbe pagare il meno possibile sostenibilità e localismo”. In tema di finanza etica, Gian Marco Salcioli, Head of Strategic Marketing Divisione IMI Corporate & Investment Banking Intesa Sanpaolo, ha evidenziato che “la maggior parte delle aziende debbamaturare una maggiore consapevolezza in termini di CSR e vede la sostenibilità come un valore legato soltanto al marketing e all’immagine”; ed è proprio uno dei principali obiettivi della divisione IMI-CIB e del gruppo Intesa Sanpaolo quello di sostenere, accompagnare e valorizzare il percorso per la transizione sostenibile verso le sfide del futuro.
LE AZIENDE SCOMMETTONO SULL’ITALIA
Del “coraggio di investire” hanno parlato Gianpiero Calzolari (Presidente Granarolo), Siro Lionello (Presidente Eurovo) e Marco Travaglia (Presidente e AD Gruppo Nestlé Italia), che hanno raccontato le loro esperienze su temi quali la transizione ecologica delle filiere e la corretta remunerazione degli allevatori, la sostenibilità e le lungaggini burocratiche che non di rado frenano i progetti, il forte interesse a continuare a investire nel nostro paese.
Francesco Pugliese, AD Conad, ha parlato delle nuove frontiere della Gdo italiana, sottolineando gli sforzi che Conad – 17 miliardi di fatturato a fine 2021 – sta compiendo da un lato per analizzare i bisogni dei consumatori, dall’altro per fornire (attraverso una piattaforma dedicata) servizi sempre più su misura delle loro esigenze. C’è stato spazio anche per parlare di società benefit: Cristina Alfieri, giornalista con una lunga esperienza a Food e coordinatrice del Food Social Impact, ha chiamato a parlarne Gianpaolo Calanchi, Ceo Numer1 Logistics Group, e Mauro Del Barba, Presidente Assobenefit. Al filosofo Umberto Galimberti, da anni collaboratore della rivista, il compito di chiudere i lavori con una riflessione su opportunità e minacce del “nuovo millennio nato a Kabul”.